Nuovo articolo su Radio Spada
di Isidoro
di Alberto Di Janni
Il cardinal Burke ha annunciato che, in caso di mancata risposta del papa ai dubia sollevati su Amoris laetitia, lui e alcuni altri cardinali procederanno, dopo l’Epifania, a un atto formale di correzione di un errore grave.
Che
Francesco non risponda sembra scontato, e questo per almeno due buoni
motivi, anche a prescindere dal suo già prolungato silenzio:
- non sa cosa rispondere, dato che si trova nella condizione o di sconfessare il suo stesso operato, o di ammettere apertamente che il suo insegnamento contraddice la tradizione della Chiesa;
- vuol mostrare la sua noncuranza e il suo disprezzo per i quesiti e per coloro che li hanno proposti, ignorandoli ostentatamente.
Cosa succederà dopo l’Epifania? Non prendo qui in considerazione l’ipotesi di un’ammonizione privata, in camera caritatis,
del pontefice, semplicemente perché di questa eventuale azione
preliminare noi fedeli non verremmo probabilmente a sapere nulla.
Inoltre ritengo poco plausibile che Bergoglio conceda un’udienza ai suoi
contestatori, e se l’ammonizione avvenisse tramite lettera riceverebbe
la stessa accoglienza dei dubia.
Cosa
succederà dunque passata l’Epifania? A mio avviso Burke e gli altri
cardinali non daranno immediatamente luogo a una correzione formale del
papa, azione che porterebbe pressoché inevitabilmente a una scisma,
equivalendo di fatto a formulare un’accusa di eresia nei confronti di
Bergoglio; e non enunceranno neppure una correzione formale del solo
testo dell’esortazione, cosa questa lievemente diversa nella forma, ma
praticamente identica nella sostanza. Daranno invece a Francesco
un’ultima possibilità di ripensamento.
Come? Limitandosi a dare un’interpretazione autorevole di Amoris laetitia,
nel solco dell’ortodossia e della tradizione. In fondo finora hanno
accusato il documento papale di contenere ambiguità, ma non errori
espliciti. In mancanza dell’auspicato chiarimento di Francesco,
interverrebbero loro, lasciando così al papa una scappatoia.
Come reagirà Francesco in questo caso?
Una
prima possibilità, decisamente remota, anche se non si può mai
escludere un intervento dello Spirito volto a illuminare le coscienze
brancolanti nel buio, sarebbe un’adesione esplicita a tale
interpretazione. Questo riporterebbe Francesco nell’alveo della dottrina
di sempre, permettendogli nel contempo di salvare formalmente la
faccia. Ovviamente ci sarebbe una levata di scudi da parte di Kasper e
di tutti coloro che si sentirebbero traditi o scaricati, con esito
difficilmente prevedibile.
La
possibilità diametralmente opposta è che Francesco condanni una tale
interpretazione dell’esortazione, magari adottando provvedimenti
disciplinari nei confronti degli estensori. Questo dovrebbe equivalere a
una professione di eresia e tradursi nel suo decadere da papa: come e
chi dovrebbe prenderne atto resta un problema, ma sembra comunque chiaro
che si arriverebbe a uno scisma.
L’ipotesi
più probabile è però che Francesco, essenzialmente per gli stessi
motivi esposti all’inizio, non risponda alcunché. Questo lascia aperte
diverse possibilità. Quella che appare teologicamente più fondata è che,
trattandosi di un’interpretazione autorevole – e a questo punto l’unica
ufficiale e in ogni modo quella di più alto livello magisteriale
disponibile – il silenzio papale debba intendersi come un assenso.
Scisma rientrato e ortodossia formalmente salvaguardata, anche se ogni
vescovo continuerebbe a fare di testa propria, senza ovviamente nessun
intervento censorio da parte della Santa Sede.
Comunque
questo sviluppo, che a mio modesto parere è il più probabile,
costituirebbe soltanto una fragilissima ed effimera tregua.
Intanto
ripartirebbe la campagna pro divorziati e pro omosessuali della banda
Kasper, senza escludere tentativi da parte di altri vescovi e cardinali
di partorire interpretazioni magisteriali in senso opposto e ancor più
lassiste di quanto già l’esortazione non sia.
In
secondo luogo Francesco, da buon gesuita, proseguirebbe nel suo gioco
preferito, rispondendo senza rispondere, manifestando il suo pensiero
per vie traverse come interviste a giornali laici, battute estemporanee e
omelie ammiccanti agli uni e demonizzanti gli altri. Tentando nel
contempo, da un lato di porre a silenzio la cosa, sia usando il potere
diretto sui mezzi d’informazione vaticani, sia contando sulla complicità
o più banalmente sull’indifferenza e il disinteresse di buona parte del
mondo laico; dall’altra di individuare e rendere inoffensivi tutti
coloro che ostacolano il suo processo di scardinamento della morale,
approfittando anche del consenso di un’opinione pubblica abilmente
pilotata, pur se un tale consenso va progressivamente perdendo di vigore
e credibilità. Continuando inoltre a utilizzare in grande stile l’arma
più potente a sua disposizione: la nomina di cardinali proni al suo
volere.
Toccherebbe
a questo punto a Burke e agli altri cardinali, se ne avranno il
coraggio, di intervenire definitivamente per porre fine alla commedia
degli equivoci e al dilagare dell’eresia. Costi quel che costi, pur con
la triste certezza che la stragrande maggioranza di quanti sono
formalmente cattolici rimarrà schierata con Bergoglio, con colui cioè
che dà loro l’illusione di avere la coscienza in regola.
Piccolo
inciso finale. Sarà scisma, essendo del tutto illusorio che Bergoglio e
i suoi fedelissimi accettino la deposizione per conclamata eresia. La
decadenza di Bergoglio dovrà ad ogni modo necessariamente comportare,
esplicitamente o implicitamente, l’annullamento o quanto meno la messa sub iudice di tutti i suoi atti di governo, in primis
le nomine cardinalizie; altrimenti, anche nella remota ipotesi che
Francesco si sottomettesse o si dimettesse, ci ritroveremmo con un
successore degno di lui.