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> Omaggio alla Beata Giovanna Scopelli [seconda parte]

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Pubblicato da in Santi e Sante di Dio ·
Tags: Beata Giovanna Scopelliprofeziaguarigioni
Nuovo articolo su Radio Spada
http://www.radiospada.org/2016/12/omaggio-alla-beata-giovanna-scopelli-seconda-parte/

di jeannedarc

di Cristiano Lugli



I rapimenti di spirito e le estasi erano talmente frequenti nella Beata Scopelli da essere testimoniati anche da molte consorelle, testimoni anche nella causa di beatificazione.
Anche in presenza di altri, infatti, veniva trascesa alla contemplazione divina mentre si metteva a pregare, un'estasi delle quali durò per la durata di tre ore e un'altra fino a nove ore consecutive (!). Numerosi visioni accompagnarono la sua vita, così come le apparizioni celesti, alle volte del Divin Bambino nello stesso modo in cui nacque a Beetlem, avvolto in fasce ed adagiato nel grembo Virginio della Sua Santissima Madre Maria. Insieme a queste meravigliose immagini vedeva le pecore del Presepe quasi come fossero guidate da intelletto razionale, determinate a prostrarsi, insieme ai loro pastori e con la presenza dei tre Magi che offrivano i loro doni preziosi, davanti al Verbo Incarnato. Nella menzionata occasione la monaca non resistette dal rivolgere slanci di amore al Divin Bambino, così dicendo (rendiamo in questo caso l'italiano più comprensibile) :

"Mio Signore, candore dell'eterna luce, vedendoVi così povero e tanto sofferente e paziente per amor mio come ricambierò? Quali doni offrirò per così immensa generosità? Io son piccola e non valgo nulla, ho solo cuore e parole piene di amore. Celebro così le lodi della Vostra libertà di esserVi fatto uomo: nel mio cuore ho posto il tabernacolo della Vostra maestà. L'amore prende tutto di me, o mio Piccolo, ma non posso possederVi e il pensiero volto al divino è confuso dalla povertà della mia voce."

Per ogni importante ricorrenza liturgica Ella aveva la Grazia di contemplarne il Mistero durante un'estasi, così come avvenne nel giorno di Pasqua ove le apparse il Cristo Risorto, lucido e risplendente di Gloria.
In altre circostanze Nostro Signore soleva apparirle d'improvviso dinanzi, nelle vaghe sembianze di un giovinotto vestito di bianco, pur tutto glorioso, e fu proprio in una di quelle circostanze che si portò appresso un fascio di splendide rose insieme ad altri fiori che Giovanna descrisse come fiori provenienti dal Paradiso stesso, utili a formare una corona che pose sul capo della Beata.

Le molteplici guarigioni ottenute da chi ricorreva al suo aiuto attestano in egual modo la prodigiosità che questa pia anima già aveva in vita, così come quando in un'occasione moltiplicò il pane venuto a mancare nel refettorio delle monache.
Domine Iddio non le fece mancare neanche il dono della Profezia, giacché Ella era in grado di prevedere avvenimenti futuri che immancabilmente si palesavano.

Il dono del carisma profetico e taumaturgico - spesso singolarità di molti Santi - si manifestò in modo incantevole e chiaro quando una nobile Signora, tale Giulia dè Sessi, si presentò a lei gravemente malata per chiedere aiuto ed esprimendo il suo fortissimo desiderio di diventare madre, sogno fino ad allora non realizzatosi. In un primo istante Suor Giovanna non fece altro che tranquillizzare la disperazione della nobile Signora, assicurando lei le sue preghiere. Dopo breve tempo però, questa promessa esternò i suoi frutti con la pronta e totale guarigione della Signora Sessi, la quale rese pubblica la predizione che la Beata le aveva fatto segretamente, ovvero la nascita del suo primogenito maschio.

Il miracolo in questione - non si può parlare di altro - venne per giunta testimoniato dalla nobildonna sotto giuramento, nel primo processo di beatificazione voluto dal S.E. Buonfrancesco Arlotti, allora Vescovo della città di Reggio-Emilia, e che volentieri riportiamo nell'originale stesura:

"La nobile madonna Julia, moglie del nobile nobilhuomo Carlo Sessi disse nel suo giuramento, domandata dal soprastante, che 6 overo 8 mesi avanti la morte della Beata Giovanna, lei era molto amalata, et non poteva rihaversi, et il medici dicevano che non poteva guarire, ne far figlioli et lei havendo notizia della santità della Beata Giovanna venne al suo monastero et li parlò, et gli espresse la sua mala indisposizione, et di più che lei fermamente desiderava di aver figlioli, et essa beata gli rispose, che havesse speranza nel omnipotente Iddio, che non passeria uno anno, che averia un figliol maschio. Entro l'anno, fu gravida, et hebbe un figliol maschio, il qual hora vive."

Ritornando per un attimo ai continui rapimenti divini a cui la Beata Scopelli era soggetta, si possono riportare le testimonianze iscritte nei manoscritti del già citato primo processo canonico, in cui testimoniò la fedele sorella Suor Hieronima Lanzi che la seguì per più di vent'anni. Sotto giuramento ella attestò che "nel qual tempo vidde molte meravigliose cose, et vidde la Beata Giovanna orare con tanta devotione, che tutta rapita in Spirito, se bene era chiamata, non rispondea."
Una disposizione orante, dunque, non solo piena di dolcezze e di soavi carezze divine, ma anche una preghiera dura, implicante lo sforzo costante, la dedizione assidua e l'usura del fisico visto come mezzo da essere mortificato per abnegare il mondo e la natura umana, così come insegna il Maestro che inchioda le Sue carni sulla Croce.

Pregava incessantemente la carmelitana Scopelli, unendo questa sua tenacia al digiunocome già in precedenza avemmo modo di parlare. Sempre raccontò Suor Hieronima:

"Et digiunava assai et principalmente il sabbato in pane, et in aqua, et faceva molte altre asperità et era di tanto bontà, honestà, et bona vita che non potrebbe essere espressa da lingua alcuna."
Fra i molteplici carismi possedeva anche quello di comunicare con le anime purganti, tanto che Suor Hieronima testimoniò e giurò ancora di aver sentito durante una notte tre voci non umane, prese a parlare con Suor Giovanna la quale diceva a loro "Verbum caro factum est et habitavit in nobis. Esto mihi Christus Iesus in protectione". Fatta passare la notte la consorella non riuscì a trattenere la curiosità, e volò dritta dalla sua Superiora per chiedere spiegazioni circa le i dialoghi manifestatesi durante il pieno della notte: in un primo momento la Beata non volle rivelarsi, ma l'insistenza di Suor Hieronima persistendo fece sì che, sotto promessa di silenzio assoluto almeno fino a dopo la sua morte, Ella spiegò che di tre anime del Purgatorio si trattava, le quali, consce dell'efficacia di intercessione della Scopelli, scesero sino a lei per implorare preghiere di liberazione per le loro anime: "Et la ditta suora Hieronima -  specificò la monaca sempre durante il processo - no disse mai queste cose a niuno, né innanzi alla sua morte, né dopo eccetto hora".

La santità conquistata giorno per giorno in vita costava la furibonda rabbia del Demonio inverso questa monaca, che già percuoteva personalmente il suo corpo a forza di penitenziarlo aspramente per più piacere a Dio. A questi suoi trattamenti si aggiungevano infatti quelli che il Demonio le serbava, dapprima con le fortissime tentazioni a cui però mai Elle cedeva, dopo con delle immagini illusorie o dei fantasmi che la distraevano durante l'orazione, molestando il suo raccoglimento spirituale senza però giungere a risultati effettivi; non avendo presa su questo, il Demonio passava allora a dei veri e propri attacchi fisici, come sappiamo successe per moltissime notti anche al Santo Frate di Pietralcina, facendo crudo scempio del corpo della Beata Scopelli, picchiandola e malmenandola ripetutamente, nonché sbattendola ripetute volte contro il muro. In una di quelle spiacevoli e cruente occasioni furono testimoni anche le Religiose del Monastero, che la trovarono precipitata giù dalla scala con grande frastuono procurato da un demone che l'aveva gettata dall'alto fino in fondo, facendole perdere i sensi fino ad indurre tutte a pensare che fosse morta.

Parlavamo nello scorso articolo [link sopra] di quella notte di Vigilia che precedeva la Santissima Assunzione di Maria al Cielo, notte in cui, per obbedienza, le fu ordinato dal Confessore di recitare una sola Ave Maria. Il trasporto fu tale, dicevamo, da essere rapita in estasi per contemplare in tutta notte il Santo Mistero dell'Incarnazione del Verbo. E anche qui il Demonio tentò con ogni mezzo di attaccarla, ma l'alienazione del di lei spirito era talmente grande che non cedette nemmeno all'illusione propostagli dall'Antico Avversario, postosi al suo fianco nelle sembianze di una benevola pecorella, e costretto poi dunque a ripartirsene deluso e amareggiato per l'aspra sconfitta che l'Amore verso Cristo di questa umile monaca gli aveva recato.

Proprio la grande umiltà di questa carmelitana ne distinse il ritratto altresì di un'attenta e zelante priora, divenuta modello maestro per le sue figliole. Ella si raccomandava con loro di non cedere alle astuzie del Demonio, e di guardarsi bene dalle lusinghe che senza sosta poneva: ben conosceva quanto dice San Pietro, ripetuto ogni sera da chi dice il Breviario: "Fratres: Sóbrii estóte, et vigiláte: quia adversárius vester diábolus tamquam leo rúgiens círcuit, quærens quem dévoret: cui resístite fortes in fide". Quanto questo sia ancora più vero e presente all'interno delle mura dei monasteri la Nostra ben lo teneva a mente e proprio per questo esortava le monache a pregare fervorosamente, armandosi e spendendosi nell'esercizio della Carità, vera e propria arma spiazzante contro il Nemico, nella certezza che Dio mai abbandona coloro che ama e che vogliono amarLo.
Esortava inoltre a riporre tutta la fiducia nei Santi, considerati da lei come veri e potenti intercessori nel Cielo, in special modo quando parlava di San Giovanni Battista e San Girolamoassunti come speciali patroni della sua anima e per la protezione del Monastero di Santa Maria del Popolo.
La situazione economica di allora comportava che a volte venissero a mancare addirittura i beni primari all'interno delle mura, causando qualche preoccupazione terrena alla comunità monastica femminile, ma la Scopelli mai si scoraggiava e sempre ricorreva alle armi della preghiera risollevando il morale delle sorelle, assoggettando tutto alla Divina Provvidenza la quale, come sempre accade, si lascia vincere dalla speranzosa rassegnazione delle pie anime, procurando di riempire le mancanze ( anche di tipo materiale )  di quest'ultime.
Per provvedere alla sussistenza del Monastero si premurò di acquistare terreni adiacenti alle mura, affinché si potessero coltivare gli orti che procuravano a loro una gran fetta di viveri necessari.
Parve quasi che la sua chiamata a realizzare quell'opera fosse giunta al termine una volta costruito e consolidato il Monastero, il quale divenne esempio e primato per la diffusione del Second'Ordine delle Carmelitane in Italia. La sua permanenza nel nuovo convento non si rivelò infatti lunga, giacché avvenne un giorno che la priora si trovò afflitta da una grande malattia, quasi improvvisa, scaturendo da questa una straordinaria visione in cui disse di aver assaporato ancor prima di morire il Paradiso: Gesù Cristo le apparve sotto quel medesimo aspetto già descritto di quel giovinetto vestito di bianco, tutto splendente e glorioso, ancora preso ad intrecciare una corona di rose che germogliano solo nel Paradiso, al cospetto di Dio. Di nuovo con essa le coronò il capo ma questa volta annunciandole anche il giorno della sua morte, in cui Ella sarebbe passata per sempre alla Gloria Eterna. Quelli che fino ad ora erano stati momenti di estasi e rapimenti determinati dal tempo, sarebbero presto divenuti momenti eterni in cui la sua anima tutta raggiante e pura si sarebbe unita al canto celestiale nella dimora dei Santi e dei Beati, che costantemente godono della Suprema visione di Dio Padre.

Al termine di questa insigne e speciale Grazia concessale da Gesù stesso, la Beata Giovanna manifestò il suo essere colma di tripudio alle sorelle, non riuscendo a mantenere il segreto tanto era il gaudio e la letizia: cominciò ad abbracciarle dalla prima all'ultima informandole della visione appena avuta. Le stesse a primo acchito si rattristarono, salvo poi iniziare a baciarle l'abito con somma riverenza, ben consapevoli dell'odore di santità che la loro Superiora già aveva in vita, e così supplicandola calorosamente di pregare molto per loro e per la necessità del Monastero una volta giunta in Paradiso.

Da questo ultimo episodio si può comprendere e comprovare l'enorme santità di questa carmelitana reggiana, tanto slegata quanto distaccata dalle ripugnanze dell'umana vita, che spesso provoca la paura di morire solo per il materiale timore di staccarsi dai beni terreni. Nell'esempio della Beata Scopelli alberga l'animo di chi vivendo per Dio non vede l'ora di morire per Dio, con Dio, in Dio, dimostrando che quanto interesse si ha per la terra è solo volto alla carità verso il prossimo, ossia alla salute dell'anima altrui.

Così vedremo prossimamente, nella terza ed ultima parte di questo racconto agiografico in cui sarà toccato e narrato l'operato ultraterreno della Beata Giovanna Scopelli da Reggio Emilia.



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