https://lucechesorge.org/2017/03/12/storia-della-medaglia-miracolosa-la-sublime-carita-dellimmacolata/#more-7335
Nel Vangelo di San Luca leggiamo che la Madonna, dopo aver concepito Gesù per opera dello Spirito Santo, va a trovare la cugina Elisabetta. Ha saputo dall’Arcangelo che la cugina è incinta da sei mesi, e vuole aiutarla. Al suo arrivo, il piccolo Giovanni Battista esulta di gioia nel grembo della mamma Elisabetta. E questo perché la Madonna ha portato a lui e alla mamma il dono più grande: il Signore Gesù che già vive nel grembo verginale di Maria.
Anche la Medaglia Miracolosa, dove campeggia la figura trionfante dell’Immacolata, è carità sublime. Dio si è fatto uomo nel grembo di Maria, e ha scelto di venire tra noi per mezzo di Lei. Ora, negli ultimi tempi, sceglie anche di trionfare e di tornare a noi per mezzo di Maria. La Madonna appare nell’ovale della Medaglia in piedi, circondata dalle parole che ne esaltano l’Immacolata Concezione, e nell’atto di schiacciare il serpente che striscia sul globo terrestre.
La Madonna schiaccia la testa al serpente, cioè sconfigge satana, e per questo motivo c’è «inimicizia» tra la stirpe di Maria, i suoi devoti, e la stirpe del serpente, i seguaci del diavolo (Gn 3, 15).
IL DONO PIÙ GRANDE
Scrive San Paolo, l’ardentissimo Apostolo delle genti, nella Lettera ai Filippesi: «Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore» (Fil 3, 8). San Paolo è il grande innamorato del Signore Gesù, che l’ha «conquistato» (v. 12).
Dunque anche la carità dell’Immacolata, Maria Santissima Madre di Dio e nostra, è sublime, perché Lei ci dona innanzitutto il suo Figlio Divino, Gesù.
“Carità” viene dal latino caritas e vuol dire “amore”. Ma indica pure l’elemosina, e in generale un dono a favore di chi ha bisogno. E certamente, il dono più grande e necessario è Dio stesso.
Fare la carità senza donare Dio, cioè senza far sentire alle persone che sono amate e desiderate da Dio, è solo un gesto umanitario, che lascia in chi lo riceve un senso di solitudine.
Dunque anche la carità dell’Immacolata, Maria Santissima Madre di Dio e nostra, è sublime, perché Lei ci dona innanzitutto il suo Figlio Divino, Gesù.
“Carità” viene dal latino caritas e vuol dire “amore”. Ma indica pure l’elemosina, e in generale un dono a favore di chi ha bisogno. E certamente, il dono più grande e necessario è Dio stesso.
Fare la carità senza donare Dio, cioè senza far sentire alle persone che sono amate e desiderate da Dio, è solo un gesto umanitario, che lascia in chi lo riceve un senso di solitudine.
Nel Vangelo di San Luca leggiamo che la Madonna, dopo aver concepito Gesù per opera dello Spirito Santo, va a trovare la cugina Elisabetta. Ha saputo dall’Arcangelo che la cugina è incinta da sei mesi, e vuole aiutarla. Al suo arrivo, il piccolo Giovanni Battista esulta di gioia nel grembo della mamma Elisabetta. E questo perché la Madonna ha portato a lui e alla mamma il dono più grande: il Signore Gesù che già vive nel grembo verginale di Maria.
Anche la Medaglia Miracolosa, dove campeggia la figura trionfante dell’Immacolata, è carità sublime. Dio si è fatto uomo nel grembo di Maria, e ha scelto di venire tra noi per mezzo di Lei. Ora, negli ultimi tempi, sceglie anche di trionfare e di tornare a noi per mezzo di Maria. La Madonna appare nell’ovale della Medaglia in piedi, circondata dalle parole che ne esaltano l’Immacolata Concezione, e nell’atto di schiacciare il serpente che striscia sul globo terrestre.
La Madonna schiaccia la testa al serpente, cioè sconfigge satana, e per questo motivo c’è «inimicizia» tra la stirpe di Maria, i suoi devoti, e la stirpe del serpente, i seguaci del diavolo (Gn 3, 15).
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