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di Isidoro

Riprendiamo  quest'intervista del dott. Fabio Vomiero, informatore scientifico nel  campo della microbiologia, a Fabrizio Fratus. Inizialmente le domande  erano rivolte solo a Fabrizio Fratus in quattro punti proposti da Fabio  Vomiero, a seguire abbiamo messo le risposte non solo di Fratus ma anche  quelle di Pennetta e Bertolini per riproporre il confronto originale e  per completezza. [RS]

di Fratus/Pennetta/Bertolini



  1. La teoria dell’evoluzione non ha prove.
In  realtà di prove ce ne sono parecchie, dai fenomeni di adattamento,  spesso imperfetti, al dimorfismo sessuale (cervo, pavone), alla  convergenza evolutiva, agli organi vestigiali, all’anatomia comparata  con i casi di omologia, in cui per esempio la pinna di balena, il  braccio di uomo, la zampa di cane, l’ala di uccello sono costituite  dalle stesse ossa, alla biogeografia (marsupiali solo in Australia),  agli interessanti stadi evolutivi nel campo dell’embriologia. Oltre  naturalmente ai dati derivanti dalla paleontologia e dai recenti studi  di genetica evolutiva. L’evoluzione pertanto è una teoria scientifica,  ma è anche un fatto. Ricordo peraltro, per chi dubita dei fossili, che  il processo di fossilizzazione è molto raro in natura (il processo  normale è la decomposizione), per cui è ovvio che i fossili di cui  disponiamo rappresenteranno soltanto un’infinitesima parte degli  organismi effettivamente vissuti sulla Terra.

Risposta Pennetta:
l’evoluzione  degli attuali viventi da antenati comuni è l’ipotesi più ragionevole  che possiamo fare, quella che non è invece soddisfacente è la  spiegazione neo-darwiniana di come ciò sia avvenuto. Quindi riassumendo,  evoluzione sì, neo-darwinismo no.

Risposta Fratus:
Lo  studio della biogeografia cerca di ricostruire la storia delle specie e  del popolamento del territorio in cui vivono; la disciplina fornisce  molti esempi di “evoluzione” ma in realtà, poi, verificando, si tratta  sempre e solamente di “microevoluzione” (esempio dei vermi: planaria  alpina, planaria gonocephala e Polycelis cornuta – Junker e scherer, op.  cit. 2007, p. 213). Per la logica evoluzionista sono esempi di  evoluzione, in realtà non è così in quanto è solamente una variazione  interna alla specie limitata da regole ben precise interne al codice  genetico. Nulla dimostra evoluzione da una specie a un’altra se non  un’interpretazione dettata da una specifica visione di idee.  L’esperimento Lenski è una dimostrazione di quanto non esista niente al  di fuori dell’informazione del codice genetico. Il susseguirsi di  diverse specie nelle diverse epoche geologiche è una interpretazione  dettata dalla visione dominante del momento, le stesse epoche geologiche  sono una “convenzione” e non un fatto scientifico e Stenone potrebbe  ancora dirci molto. Per gli organi vestigiali va detto che nessuno  scienziato serio li cita in quanto hanno funzioni ben specifiche. Dai  miei studi non risulta nessun aumento di complessità da una specie a  un’altra in relazione al tempo; ciò comporta che il concetto di  evoluzione delle specie è fuorviante.

Risposta Bertolini:
Organi  vestigiali: L’idea di organi vestigiali ormai è un’argomento datato.  Non esistono gli organi vestigiali come le più di 100 organi dell’uomo  che ora sappiamo avere TUTTI una funzione. Nel 1999 è stato scoperto una  funzione anche per l’ultimo organo considerato vestigiale nell’uomo.
Omologia:  Molti esempi di omologia sono meglio spiegate dal punto di vista di un  progetto intelligente. Inoltre, crescenti conoscenze delle fondamenti  genetiche e molecolari della vita rivelano molti importanti eccezioni e  contraddizioni alla teoria. Come risultato l’omologia, come prova  dell’evoluzione, si può considerare confutata. Gli evoluzionisti hanno  cercato di spiegare i molti esempi che sono eccezioni, definendo quelli  che sono simili per discendenza da un antenato comune, omologia, mentre  quelli che sono simili solo per funzione, sono chiamate analoghe. Gli  arti anteriori dell’uomo, delle balene, degli uccelli e dei cavalli  sarebbero omologhe, mentre le ali degli uccelli e degli insetti  sarebbero analoghe. Però la struttura dello scheletro dell’ala di un  uccello sarebbe omologa a quella di un pipistrello, per discendenza da  un antenato rettilio comune, ma sarebbero contemporaneamente analoghe  per la modifica di funzione per il volo (piume per gli uccelli e  membrana della pelle per il pipistrello). Così quando una similitudine  di disegno sostiene l’evoluzione diventa un’omologia e viene accettata  come una prova dell’evoluzione, mentre quando non sostiene l’evoluzione  le stesse similitudini diventano analoghe e cosi può ora sostenere  l’evoluzione. L’esistenza di strutture analoghe viene spiegato con  un’evoluzione convergente attraverso un’evoluzione indipendente di  strutture simili grazie a pressione ambientali simili. Tuttavia, ancora  una volta ci sono delle serie obiezioni alla proposta evoluzionista.  L’embriologia ha dimostrato un importante problema per organi o  strutture identiche o molto simili in differenti animali che non si sono  sviluppate dalla stessa struttura o gruppo di cellule embrionali? Non è  insolito trovare strutture fondamentali come il tratto digestivo (tubo  digerente) che si forma da tessuti embrionici differenti in diversi  animali. Per esempio negli squali questo si forma dal tetto della cavità  digestiva embrionica. Nelle rane si forma dal tetto ed il fondo, invece  in uccelli e rettili dalla parte inferiore del disco embrionico o il  blastoderma. Anche il classico esempio del arte anteriore vertebrato (a  cui si riferisce Darwin e che viene citato in centinaia di libri di  testo come prova dell’evoluzione) ora si è dimostrato errato come  esempio di omologia. Questo perché lo sviluppo degli arti anteriori in  parti del corpo differenti in specie differenti, ma con struttura  simile, non può essere spiegata dall’evoluzione. Gli arti anteriori di  un tritone si sviluppano dai segmenti del torso da 2 a 5, in una  lucertola da 6 a 9, e nell’uomo i segmenti si sviluppano da 13 a 18 (de  Beer, S.G., Homology, An Unsolved Problem, Oxford University Press,  London, p. 13, 1971). Il Dr. Michael Denton ha concluso che questa prova  dimostra che gli arti anteriori non si sono sviluppati omologamente.  Nuovamente la spiegazione più logica e coerente è quella di un  progettista che nel suo disegno ha usato la stessa soluzione per diverse  specie che devono tutte vivere nello stesso ambiente. La ruota della  biciclette, della moto e della macchina condividono lo stesso ottimo  disegno che è considerato il più efficace. Perché reinventare la ruota?
Biogeografia  (marsupiali solo in Australia): Marsupiali vivono anche in Sud America  (Allaby, M., Dromiciopsia; in: A Dictionary of Zoology, Oxford  University Press, Oxford, 1999; encyclopedia.com.) e sembrerebbe che  fossili di marsupiali sono stati trovati su ogni continente. I fossili  di marsupiali del Tardo Cretaceo (supposto 85 – 65 milioni di anni fa)  si trovano esclusivamente in Eurasia e Nord America.
Stadi  evolutivi nel campo dell’embriologia: Questo sarebbe forse un  riferimento agli Embrioni di Haeckel. Da decenni “La teoria della  ricapitolazione è defunta”, Stephen J. Gould, Natural History, 89:144,  Aprile 1980. “Questo è uno dei peggiori casi di frode scientifica”, M.  Richardson, The Times (London), p. 14, 11 Agosto 1997.
L’evoluzione  pertanto è una teoria scientifica, ma è anche un fatto: E’ un fatto per  chi sceglie di credere nell’evoluzione come ideologia. Per chi invece  arriva a conclusioni fondati sulla vera scienza e dati empirici deve  concludere che l’evoluzione è solo in ipotesi, perché non rispetti  nemmeno i criteri di una teoria scientifica: osservabile, testabile,  ripetibile.
I  fossili di cui disponiamo rappresenteranno soltanto un’infinitesima  parte degli organismi effettivamente vissuti: Secondo Darwin:  “…171Perché, se le specie sono discendenti da altre specie attraverso  graduazioni impercettibilmente sottili, non vediamo ovunque innumerevoli forme  di transizione?… Invece quello che vediamo sono delle specie ben  distinte… 280Allora, perché ogni formazione geologica non è piena di  anelli intermedi? La geologia sicuramente non rivela nessuna di tali  catene organiche finemente graduate; questa, forse, è la più ovvia e  grave obiezione che si possa sollevare contro la mia teoria.” “Sulle  origini delle specie”, 1859, London:  John Murray, 1° edizione, pp. 171,  280. Dott. Colin Patterson, Senior Paleontologo, Museo Britanico di  Storia Naturale: “Concordo pienamente con i Suoi commenti riguardo la  mancanza di illustrazioni chiare di forme di transizione nel mio libro.  Se fossi stato a conoscenza di una qualsiasi forma, fossile o vivente,  li avrei sicuramente inclusi… Lo dico apertamente – non esiste alcun  fossile per il quale uno possa difendere la posizione in maniera  inattaccabile.” L.Sunderland, Darwin’s Enigma, Master Books, Arkansas,  USA, pp. 101–102, 1998

  1. La teoria prevede un concetto di “finalità”, dal meno al più evoluto.
Nel  fenomeno dell’evoluzione non c’è nessuna finalità o intenzionalità, non  c’è un progresso verso la perfezione. C’è semplicemente una variabilità  genetica naturale “casuale” e su questa variabilità interviene la  selezione naturale “favorendo”, localmente, un vantaggioso successo  riproduttivo degli individui che portano le traduzioni fenotipiche di  mutazioni geniche favorevoli, più adatte all’ambiente. E’ generalmente  un processo lento e progressivo (piccoli cambiamenti), anche se non  sempre e non necessariamente.

Risposta Pennetta:
Jacques  Monod ricorda nel suo “Il caso e la necessità” che nella scienza  sperimentale vige il postulato di oggettività che afferma: “…il rifiuto  sistematico a considerare la possibilità di pervenire ad una conoscenza  vera mediante qualsiasi interpretazione dei fenomeni in termini di cause  finali, cioè di progetto”. Si tratta di “rifiuto” di ipotizzare cause  finali, mai di dimostrazione, quindi il finalismo potrebbe anche esserci  ma la scienza semplicemente non se ne occupa. Affermare una mancanza di  finalità nell’evoluzione è antiscientifico in quanto si compie l’errore  di attribuire alla scienza la capacità di esprimersi sull’esistenza o  meno di un finalismo.

Risposta Fratus:
Quanto  posto nella domanda a mio avviso va in contrasto con la logica dei  sostenitori di C. Darwin, proprio il concetto di “evoluzione” implica  una finalità e cioè un miglioramento che nella logica neodarwinista è  una maggiore complessità delle specie derivate da quelle precedenti. Nel  testo “l’uccelosauro” vengono riportati esempi specifici di specie e  della loro varietà nel contesto territoriale in cui vivono, demoliscono  il concetto di evoluzione. Le specie hanno specifiche caratteristiche  per il territorio in cui vivono e non è possibile una loro “evoluzione”  da altre specie tramite selezione naturale. E’ dimostrato che in tutte  le specie sono già presenti le informazioni genetiche per vivere in  determinati territori, nel caso in cui la specie si trovasse in ambienti  diversi si estinguerebbero.

Risposta Bertolini:
Perché  molti evoluzionisti come Richard Dawkins sostengono che l’evoluzione ha  solo l’apparenza del disegno: “la biologia è lo studio di cose  complicate che hanno l’apparenza di essere state progettate per uno  scopo.” Dawkins, R., The Blind Watchmaker, W.W. Norton & Company,  New York, p. 1, 1986. L’evoluzionista non crede per niente nella totale  casualità.

  1. La teoria di Darwin fu imposta per ragioni politiche, per giustificare il colonialismo.
Questo non è argomento scientifico, per cui ognuno può argomentare secondo il proprio background.

Risposta Pennetta:
Questo  è un argomento storico e come tale va studiato, negare la possibilità  di farlo significa negare che la Storia possa essere una disciplina con  pari dignità di altre. Certamente i suoi metodi sono specifici, ma a  pensarci bene anche l’evoluzione è una disciplina storica e ciascuno  potrebbe interpretarla secondo il proprio background. La nascita del  darwinismo sociale di H. Spencer prima del darwinismo scientifico è una  prova più che certa del fatto che la teoria fu molto supportata per  motivi politici.

Risposta Fratus
Quanto  da me affermato è un fatto storico facilmente dimostrabile e fino a  prova contraria la storia è una scienza sociale che applica metodologie  specifiche per l’indagine e il suo studio.

Risposta Bertolini:
Non sono d’accordo che la teoria dell’evoluzione esista solo per motivi politici. La situazione è molto più complessa.

  1. Sostenere la teoria dell’evoluzione equivale a un atto di fede e quindi la teoria stessa è un’ideologia.
Abbiamo  visto come l’evoluzione invece sia un fatto scientifico per cui risulta  strano sentire dire “io credo” alla teoria dell’evoluzione, sarebbe  come dire che in fisica uno dica “io credo” alla relatività, in genere  non si “crede” alle teorie scientifiche, semmai si cerca di lavorare per  confermarle e approfondirle oppure confutarle, quindi la scienza vera,  se fatta bene, non è mai una fede e nemmeno un’ideologia.

Risposta Pennetta:
La  teoria dell’evoluzione non è paragonabile alla teoria della relatività o  simili in quanto si tratta di qualcosa che è avvenuto storicamente,  come detto sopra è la spiegazione più ragionevole delle documentazioni  fossili e di altre caratteristiche dei viventi. In poche parole è  ragionevole ma bisogna pur crederci.
Ben  diverso è il discorso per quanto riguarda la teoria darwiniana che  basandosi sull’origine casuale dei nuovi caratteri (non dimostrabile per  lo stesso postulato di oggettività) e scontrandosi contro un’altissima  improbabilità statistica richiede, per essere accettata, proprio un atto  di fede e quindi è assimilabile ad una religione atea che possiamo  chiamare ideologia.

Risposta Fratus:
Come  specificato sopra non esiste fatto scientifico tanto che come teoria  non è falsificabile, diviene quindi automatico comprendere l’assunto per  cui il neodarwinismo è un atto di fede da parte di coloro che credono  la scienza come strumento per comprendere “ il tutto”. La verità è che  la scienza è uno strumento con cui possiamo comprendere alcuni fatti,  osservarli e studiarli ma su molti argomenti non può dare risposte e nel  caso delle nostre origini come delle ragioni per cui viviamo ed  esistiamo non ha spiegazioni. Credere in un qualcosa autogeneratosi (la  vita) e autosviluppatosi (evoluzione della specie dal meno complesso al  più complesso) senza avere prove riproducibili in laboratorio o  osservabili in natura cosa sarebbe se non un atto di fede?

Risposta Bertolini:
Quando  la scienza ha dimostrato l’impossibilità della abiogenesis (Pasteur,  Hoyle, ecc) e una continua ad insistere che la vita è nata tramite la  abiogenesi, allora non se lo può chiamare scienza, ma una fede cieca,  cioè una religione: “L‘evoluzione viene promosso dai sui praticanti come  una cosa che va oltre la mera scienza. L’evoluzione viene promulgata  come un’ideologia, una religione secolare, un’alternative completa alla  cristianità, con significato e moralità. Sono un convinto evoluzionisti e  ex-cristiano, ma devo ammettere l’evoluzione è una religione. Questo  era vero all’inizio e lo è ancora vero oggi.” Michael Ruse

  1. Il creazionismo (vedi libro di Antony Flew) è sostenibile a livello scientifico.
Io  ho letto il libro, molto interessante peraltro, ma il problema del  creazionismo è principalmente questo: non ci fa fare molti passi avanti.  Nel libro, inoltre, l’argomento a mio avviso è trattato in modo  naturalmente più filosofico che scientifico e i timidi tentativi di  riferirsi a qualche approccio di tipo scientifico appaiono  sostanzialmente insoddisfacenti. E poi, perché se ci sono cose che la  scienza non riesce a spiegare (come ad esempio l’origine della vita),  allora automaticamente quelle stesse cose debbono essere spiegate  soltanto da un intervento Intelligente? Ricordiamoci che c’è sempre  anche una terza via che è quella dell’ignoranza. La scienza molto spesso  purtroppo è consapevolmente e dichiaratamente ignorante, nonostante le  utopistiche aspettative della gente.

Risposta Pennetta:
Accolgo pienamente la terza via, quella dell’ignoranza: ancora non sappiamo come la vita sia comparsa e si sia evoluta.

Risposta Fratus:
Nel  testo di M. Georgiev “Charles Darwin oltre le colonne d’Ercole” vi è un  capitolo specifico dal titolo: il creazionismo sostenibile: i limiti  della ragione.
Come  anche sopra se la domanda d’origine della questione è errata la  risposta dovrà stabilire questioni differenti. Antony Flew non era  creazionista e non ha scritto un libro sul creazionismo. Il testo del  più famoso ateo del ‘900 convertitosi al teismo nel 2004 è un libro in  cui spiega perché la ragione prima e la scienza poi, lo conducono a  concepire l’esistenza di Dio. Nulla ha a che fare con il creazionismo. I  creazionisti sono scienziati (sempre in aumento) che credono nella  Bibbia e nella Genesi. Tra di loro possiamo trovare genetisti come J.  Sanford o biologi come W. Weitz, e J. Wells, Biochimici come J. Sarfati o  fisici A Roth e via discorrendo.

Risposta Bertolini:
Non dimentichiamo i grandi scienziati creazionisti come Pascal, Newton, Linnaeus, Faraday, Joule, Mendel, Pasteur, ecc.
Quindi,  in conclusione, si può dire che la teoria sintetica dell’evoluzione,  che è la moderna e ovvia rivisitazione della teoria di Darwin, non è una  teoria molto dettagliata, ma è invece una descrizione a grandi linee,  uno scenario, uno strumento in cui noi inquadriamo tutta una serie di  dati biologici. Non è né perfetta, né completamente soddisfacente,  quindi è normale che ci sia un dibattito in corso, però nei suoi tratti  fondamentali è una teoria che ancora funziona e Darwin oggi ne sarebbe  certamente orgoglioso.

Conclusioni Pennetta:
La  teoria neo-darwiniana è molto dettagliata nello spiegare fenomeni  microevolutivi ma è del tutto incapace di spiegare la macroevoluzione.  Si tratta di una teoria che, contrariamente a quanto creduto, è di  nessuna utilità nella medicina e nello sviluppo di altre discipline. Non  fornisce un quadro dei fenomeni biologici ma solo una narrazione degli  stessi, una sorta di mitologia adatta ai nostri tempi. Sul fatto che  Darwin sarebbe orgoglioso non possiamo esprimerci.

Conclusioni Fratus:
La  teoria neo sintetica dell’evoluzione è un problema della scienza, non  contribuisce a nulla se non a speculazioni ideologiche sulla nostra  esistenza. Lo stesso già citato Georgiev fa notare come la vita  dell’uomo non ha avuto nessun tipo di vantaggio dall’interpretazione  darwiniana e ancora più specificatamente il medico Giovanni lo Presti,  al suo 5° libro sull’argomento, ha dimostrato come nella medicina,  usando le logiche darwiniste, si contribuirebbe a fare morire le  persone. Nessuno può sostenere che lo studio della biologia  evoluzionista ha contribuito a vantaggi in qualche campo della vita.

Conclusioni Bertolini:
Per  ampliare la risposta di Fratus: “In realtà, negli ultimi 100 anni,  quasi tutta la biologia si è avanzata indipendentemente dall’evoluzione,  eccetto la biologia evolutiva stessa. La biologia molecolare, la  biochimica, la fisiologia non hanno a fatti considerato l’evoluzione.”,  Dr Marc Kirschner, presidente fondatore del Reparto dei Sistemi  Biologici, Harvard Medical School, The Boston Globe, 23 Ottobre 2005.  “…la maggior parte [dei biologi]conduce il suo lavoro tranquillamente  senza fare particolare riferimento alle idee evolutive. L’evoluzione  sembrerebbe l’indispensabile idea unificante, e nello stesso tempo  un’idea perfettamente inutile.”, A. Wilkins, Introduzione (edizione sui  processi evolutivi), BioEssays vol. 22 no.12, p. 1051, Dicembre 2000.



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