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Recensione dell’ultimo lavoro di Danilo Quinto
di Isidoro
Pubblichiamo
questa recensione dell'ultimo lavoro di Danilo Quinto, con introduzione
teologica di Mons. Antonio Livi. Lo stesso monsignore ha scritto la
presente recensione per Radio Spada. [RS]
di Antonio Livi
La funzione ecclesiale della teologia – come spiego e dimostro nel mio trattato su Vera e falsa teologia –
consiste sempre e soltanto nel proporre delle ipotesi di
interpretazione razionale del dogma, ossia dei contenuti della fede che
la Chiesa cattolica professa e insegna con il carisma
dell’infallibilità. Invece, da ormai molti anni (dai tempi del concilio
ecumenico Vaticano II) la teologia cattolica, inficiata di storicismo
idealistico, si è messa a copiare la teologia riformata (luterana e
calvinista), togliendo all’interpretazione del dogma cristiano le sue
essenziali coordinate logiche e metafisiche, e con esse la nozione di
verità rivelata, sostituendola con la fenomenologia della coscienza
umana e con la dialettica del progresso e delle riforme
economico-sociali. Al messaggio divino della Redenzione offerta da
Cristo si è andati sostituendo l’illusione dell’umanesimo ateo, che
immagina l’uomo di oggi non più bisognoso di salvezza perché ormai
capace di trascendersi e di realizzare con le sue forze il Paradiso in
terra.
Il
modernismo cattolico, che san Pio X aveva condannato definendolo
«coacervo di tutte le eresie», ripresentatosi ai tempi di Pio XI come “nouvelle théologie”,
ha finito per dominare gli ambienti ecclesiastici dopo il Vaticano II,
approfittando del fatto che il papa Giovanni XXIII aveva deciso che la
Chiesa non dovesse più condannare le eresie quando proponeva il dogma
cattolico, il quale andava invece riformulato in modo positivo e con un
linguaggio accettabile per l’uomo moderno. Sicché questa falsa teologia
(che non ha la dignità e la coerenza che dovrebbe avere la “scienza
della fede” ma scade sempre di più al livello dell’ideologia politica),
ha penetrato progressivamente anche il linguaggio del magistero
ecclesiastico (non più sobrio e dottrinale, ma sempre più retorico e
affettivo) e ha indotto molti vescovi e persino qualche Papa a una
prassi pastorale che sembra mirare a un hegeliano
“superamento-toglimento” della Tradizione, soprattutto per quanto
riguarda i valori autenticamente soprannaturali, sostituiti dai valori
meramente naturali, propri dell’umanesimo secolaristico oggi dominante
nella cultura occidentale. Inevitabile, di conseguenza, il
disorientamento delle coscienze dei comuni fedeli, che non vedono più
nei loro Pastori – ormai apertamente divisi sui motivi e sulle finalità
delle riforme dottrinali, disciplinari e liturgiche – una guida unanime e
coerente. In questo saggio, la situazione nella quale sembra trovarsi
oggi la Chiesa cattolica dal punto di vista del rapporto tra pastorale e
fedeli viene illustrata con un’accurata documentazione che riguarda
principalmente il pontificato di papa Francesco, «il Papa della gente»,
come lo chiamano i mass media di tutto il mondo e come si intitola il film sulla sua vita recentemente realizzato per la televisione.
Di
fronte al gravissimo problema pastorale del disorientamento delle
coscienze di tanti cattolici, un credente, laico o sacerdote che sia,
non può limitarsi a difendere privatamente la purezza della propria fede
(cosa sempre possibile se si ricorre alla dottrina sicura della Chiesa,
quella cioè che si trova formulata in maniera dogmatica nei documenti
della Tradizione, ben riassunti nel Catechismo della Chiesa Cattolica, assai
opportunamente voluto da papa Giovanni Paolo II): un credente deve
anche adoperarsi per aiutare gli altri – sia rivolgendosi privatamente
ai più vicini, sia utilizzando saggiamente i mass media – a
non smarrirsi, a ri-orientarsi continuamente, riuscendo a distinguere i
buoni Pastori dai cattivi Pastori, i veri profeti dai falsi profeti, le
verità della fede dalle elucubrazioni umane, la sacra teologia da una
della tante ideologie che oggi dominano la scena di questo mondo. Danilo
Quinto (nato a Bari nel 1956, giornalista e saggista, dirigente per
molti anni del Partito Radicale, se ne allontanò dopo la conversione
alla fede cattolica), è appunto un credente laico che ha voluto e saputo
contribuire a questa benemerita opera di ri-orientamento della
coscienza cristiana nel mondo di oggi.
Forte
della sua fede ben meditata e approfondita, forte anche delle sue
molteplici esperienze umane (in gran parte drammatiche e dolorose) nel
mondo del lavoro, della politica e delle lotte ideologiche, Quinto ha
prima voluto narrare la sua vicenda autobiografica nel libro-verità
intitolato Da servo di Pannella a figlio di Dio (Edizioni di
Fede e Cultura, 2012), e successivamente, affrontando proprio gli
argomenti di questo libro, ha pubblicato vari saggi-documentari, tra i
quali quello intitolato “Ancilla hominis”: la Chiesa è il Corpo Mistico dell’uomo? (Edizoni
Radio Spada, 2015). Ho chiamato “saggi-documentari” i libri che Quinto
ha scritto per ri-orientare l’opinione pubblica cattolica, perché il
loro pregio consiste appunto nel fatto di aver fornito ai lettori una
completa documentazione, accurata e commentata, di quei discorsi e di
quei gesti sconsiderati di alcuni esponenti della gerarchia
ecclesiastica (anche cardinali e anche lo stesso Romano Pontefice) che
hanno prodotto il disorientamento pastorale del quale tanto si soffre.
Perché
la confusione dottrinale (dogmatica e morale) e l’adozione di una
linguaggio e di certe categorie di pensiero che sono proprie
dell’umanesimo ateo vanno direttamente contro la funzione apostolica
della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, che Dio vuole che sia sempre,
anche ai nostri giorni, la «luce che illumina ogni uomo che viene in
questo mondo» (Vangelo secondo Giovanni, 1, 1), per mezzo della verità soprannaturale che sola può consentire al Magistero di svolgere la funzione di «lumen gentium»,
che anche il Vaticano II ha riconosciuto essere la sua funzione
precipua e per la quale a esso è stato conferito il carisma dell’«infallibilitas in docendo».
Questa infallibilità – lo si dovrebbe sapere, ma molti sembrano non
saperlo – è garantita dallo Spirito Santo solo quando la funzione di
magistero della Chiesa è esercitata con l’intenzione e nelle forme
relative all’esposizione razionale di ciò che è contenuto nella divina
rivelazione: non è affatto garantita dallo Spirito Santo quando la
funzione di magistero della Chiesa è usurpata dai teologi (i quali,
ripeto, possono solo interpretare il dogma con ipotesi scientifiche che
la Chiesa può accettare o respingere), e nemmeno è garantita dallo
Spirito Santo quando la gerarchia sacra rinuncia alla funzione di
magistero dogmatico (sempre, necessariamente, collegato a tutta la sacra
Tradizione) per lasciarsi andare a escogitazioni umane, di stampo
socio-politico o a perorazioni retoriche di riforme istituzionali e di
rapporti inter-religiosi dove la fede della Chiesa cattolica viene
appositamente messa da parte. Non va dunque contro la fede - e nemmeno
contro il rispetto e l’obbedienza che sempre sono dovuti al Papa,
chiunque egli sia - la denuncia delle ambiguità nei discorsi e della
sconsideratezza delle iniziative di governo che Danilo Quinto fa in
questo libro, che solo intende aiutare i propri fratelli nella fede a
distinguere il grano dal loglio e a essere sempre e comunque fedeli a
Cristo, del quale il papa, chiunque egli sia, è soltanto il Vicario, che
deve insegnare, santificare governare in nome di Lui e con la potestà
divina di Lui.