5.1.2018
Care amici ed amiche,
I mass-media parlano spesso di questi argomenti in maniera superficiale, ma proviamo ad approfondirli un poco da un punto di vista veramente 'cattolico', anche se in tre sole paginette che però potrebbero essere utili a molti...
Pensieri a voce alta (in pillole)
di Guido Landolina
Vedi anche in Sezione Opere del sito
da 'I 4 NOVISSIMI', di Guido Landolina - Cap. 23/24
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5.1.2018
129. Eutanasia degli adulti, dei bambini malati e della… Chiesa. Atti gravissimi di arbitrio ed autogiudizio dell'uomo contro i diritti di Dio.
La morte - se non altro per un nostro 'spirito di conservazione' e di paura - ci fa umanamente orrore. Ancor più quando è accompagnata da sofferenze, anche terribili.
Lamentarsene con Dio non è peccato[1], perché Dio comprende. Anzi sono sofferenze che se sopportate senza perdere la fede nel Signore, ma piuttosto abbandonandoci alla Sua Volontà, ci agevolano la conquista del Cielo.
Oggi si parla molto di quella che eufemisticamente viene chiamata 'dolce morte', cioè l'eutanasia.
In realtà non è affatto 'dolce'. Essa è un grave peccato perché - per chi vuole procurarsi questa morte per sé - è un omicidio di se stessi. Noi non siamo liberi di farlo perché non è vero che la vita è 'nostra' e che noi ne siamo 'padroni'.
Noi siamo potenzialmente dei 'figli' di Dio destinati a ricongiungerci con Lui in Cielo.
È Dio che con lo spirito a Sua immagine e somiglianza ci ha dato la Vita e dunque solo Dio - che, in quanto Creatore, ne è anche Padrone -può toglierla.
La morte per eutanasia diventa quindi un atto di arbitrio, una usurpazione dei diritti di Dio il quale può avere molte ragioni spirituali per lasciar soffrire una determinata persona o per lasciarle ad esempio espiare in vita certi suoi peccati salvandone l'anima oppure per utilizzare quelle sofferenze espiatorie a beneficio e salvezza altrui, sempre nell'ambito della Comunione dei Santi, magari a favore dei suoi stessi cari che ne avessero bisogno per salvarsi.
Umanamente si può forse comprendere la auto-decisione di una persona che soffre in maniera insopportabile, e ciò in quanto la sua capacità di giudizio potrebbe essere ottenebrata dal dolore o anche dall'ignoranza in materia di fede.
È però gravissima la responsabilità di coloro che ne fanno scientemente una questione ideologica per 'indurre' all'eutanasia, affermando così il proprio auto-giudizio rispetto a quello di Dio e - caso ancora più grave - si prestano a farsi propagandisti e promotori della diffusione nella società di una cultura di morte, come coloro che - sempre in nome della 'libertà individuale' - promuovono il 'diritto all'aborto' senza pensare che così facendo la prima ad 'abortire' sarà la loro anima.
Ancora più grave, anzi gravissimo, è poi il fatto di procurare la morte per eutanasia a dei bambini malati che non hanno nemmeno la possibilità di un corretto e consapevole discernimento, per non parlare di quando questa cultura di morte viene introdotta con leggi di stato che la 'legalizzano' dando così l'impressione che - essendo stabilita per legge, come ad esempio lo è in molti paesi il diritto all'aborto - essa sia una cosa del tutto 'normale' e, appunto, 'legittima', addormentando lo spirito critico della coscienza e imprimendo così un impulso a questa pratica letale.
A ben vedere, la mentalità con la quale si dice - per un malinteso senso di 'carità' - che è meglio non continuare a far soffrire un bambino gravemente ammalato, è in fondo la stessa mentalità eugenetica - per non dire addirittura 'eugenismo' - con la quale per le donne in gravidanza si promuovono spesso indagini prenatali per sopprimere all'occorrenza un feto, cioè in realtà un bimbo dotato di anima spirituale, che mostri o anche faccia solo supporre ancor prima di nascere l'esistenza di difetti fisici o di malattie genetiche.
Si dice che nella città di Sparta dell'antica Grecia non solo adulti ma anche bambini nati malati o deformi venissero abbandonati sul monte Taigeto, destinati a soccombere per fame, intemperie e fiere.
Oggi siamo tornati indietro di 3000 anni. Gli spartani avevano però almeno la giustificazione di non essere cristiani e di non sapere di avere un'anima immortale appartenente a Dio.
Si può morire - oltre che di vecchiaia e normali malattie - di guerre, pestilenze, epidemie e catastrofi naturali di ogni tipo come terremoti e alluvioni.
In tali casi la 'piccola morte' (cioè quella fisica) coglie improvvisa buoni e cattivi.[2]
Tuttavia se per i 'cattivi' la malasorte è segnata, per i buoni che così ingiustamente hanno perso anzitempo la vita - pensate ad esempio anche ai bambini - vi è la 'consolazione' della certezza della salvezza eterna, salvezza che non è detto che ci sarebbe stata se la loro vita fosse continuata.
I bimbi morti anzitempo, 'spiritualmente parlando', sono dei 'piccoli ladri del Paradiso'.
È troppo ovvio che, umanamente parlando, non si possa dire una cosa del genere a consolazione dei loro genitori immersi nel dolore e che anzi potrebbero rimproverare proprio a Dio quella morte prematura pensando che Egli 'non avrebbe dovuto permettere'.
Parlando poi ancora di morte parrebbe strano parlare anche di 'morte della Chiesa', che in fin dei conti è un 'Ente' e quindi non sarebbe soggetta alla morte.
Gesù - racconta Matteo nel suo Vangelo[3] - chiese un giorno agli apostoli cosa dicesse la gente di lui, e quelli risposero chi in un modo e chi nell'altro.
Poi Egli si rivolse agli apostoli chiedendo invece cosa 'essi' pensassero di lui, e Pietro proruppe in un grido: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù a lui: «Beato te Simone, figlio di Giona, perché non la carne né il sangue ti ha rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io dico a te, che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno su di essa».
Questo ci può far pensare che la Chiesa non possa 'morire'. Ma quale sarebbe la 'Chiesa' contro la quale le porte dell'inferno mai prevarranno?
Forse quella degli 'uomini di chiesa', cioè l'istituzione gerarchica, oppure la 'Chiesa dei credenti', intesa come Corpo Mistico il cui Capo è Gesù Cristo?
Non sono un teologo ma andando per logica - fede a parte - direi che almeno la 'Persona Mistica', chiamata anche Corpo Mistico composto dai fedeli seguaci di Gesù, risulterà sempre vincitrice sulle porte dell'inferno proprio perché è una realtà non materiale ma 'spirituale' e perché ha Gesù Cristo-Dio come suo 'Capo'.
La Chiesa cattolica già in passato è sembrata tuttavia letteralmente 'morire' in occasione di tremende persecuzioni o di eresie devastanti.
Ad esempio l'eresia del tutto generalizzata - fino a coinvolgere un Pontefice - dell'Arianesimo nel terzo/quarto secolo d.C. che sosteneva la 'non piena natura divina di Gesù' minando la sostanza stessa del Cristianesimo, e poi - circa dodici secoli dopo - la scissione 'protestante' che aveva davvero fatto temere a quel tempo che la Chiesa di Roma fosse davvero ormai 'finita'.
Ancor più in futuro la Chiesa sembrerà morire a causa della generale grande apostasia profetizzata da molti santi e mistici, come pure annunciata in apparizioni e rivelazioni private riconosciute dalla Chiesa stessa.
Di ciò si parla anche nell'Apocalisse di San Giovanni in relazione al futuro Regno dell'Anticristo.
Qui davvero la Chiesa sembrerà morire in senso materiale e spirituale..., ma non sarà che una morte apparente.
In questo pur breve 'regno' anticristiano la Chiesa verrà infatti dilaniata da tremende divisioni interne e persecuzioni esterne tali da far temere davvero la sua sparizione.
Essa - dicono le profezie - dovrà subire una sua 'Passione' poiché la Chiesa, intesa in senso umano e spirituale, dovrà purificarsi dalle sue colpe subendo misticamente su di sé la sorte e le sofferenze patite a suo tempo dal suo Capo mistico Gesù, poiché 'nessuno è da più del suo Maestro'.
La Chiesa - dopo la sconfitta del 'Figlio della perdizione' di cui si parla anche in Apocalisse - 'risorgerà' in terra dalla sua morte apparente molto più bella, così come in terra è a suo tempo risorto molto più bello il Gesù glorificato.[4]
Sarà finalmente quello il momento del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria e di Gesù nel corso della Storia, con la realizzazione finalmente del 'Regno di Dio' in terra, nel cuore degli uomini.
È il Regno che Gesù ci ha insegnato ad invocare in quella preghiera del 'Padre nostro' che i fedeli recitano spesso piuttosto distrattamente senza riflettere sul suo significato esatto: regno in terra, 'figura' di quello futuro in Cielo.
[1] Maria Valtorta: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 18.5.1950 - C.E.V.
[2] Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1943' - 29.10.1943 - C.E.V.
[3] Mt 16, 13-18.
[4] Maria Valtorta: 'I Quaderni del 1943' - 21.8.1943 - C.E.V.