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Pubblicato da in Articoli di Guido Landolina ·
Tags: Neo ModernismoLa necessità della... Resistenza
 
                                                                                                                                                    
             
    
    
    
    
    
    
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DI GUIDO LANDOLINA
 
 
 
17.1.2017
 
 
088. Neo Modernismo? La necessità della… Resistenza. (Prima parte di due)
 
 
Ho scritto in passato vari libri dedicati ai Vangeli cercando di dimostrare razionalmente che tante argomentazioni ‘contro’ la storicità degli episodi evangelici e la stessa figura di Gesù non trovano alcun serio fondamento nella critica oggettiva e nella esegesi dei testi in quanto sono invece frutto di una prevenzione di fondo, una prevenzione anticristiana.
 
 
I miei commenti ai Vangeli hanno sempre tenuto aperta una piccola finestra… polemica nei confronti di certi filosofi, come Rousseau e Voltaire, o teologi, come Ernest Renan, Alfred Loisy e Rudolf Bultmann, campioni di una ‘critica’ biblica che tende a presentare Vecchio e Nuovo Testamento come una raccolta di miti.
 
Essi non credono nell’anima e nella sua immortalità, negano il concetto del Peccato originale e di un Dio che si incarna per redimere l’Umanità, negano la divinità di Gesù Cristo e, quanto alla sua Dottrina volta alla salvezza dell’anima in funzione di una vita spirituale ultraterrena, essi concludono - bontà loro - che,  anche se tale Dottrina non è utile per andare a vivere in un improbabile Regno in Cielo, serve comunque a vivere meglio in terra.
 
Costoro non sono personaggi qualunque, ma persone che in epoche diverse – dal settecento ad oggi - hanno esercitato una influenza notevole sulla cultura non solo civile ma anche religiosa del mondo occidentale, fornendo un contributo considerevole alla caduta dei valori cristiani, dando inizio ad una nuova 'teologia' volta allo smantellamento dei Vangeli.
 
 Una critica nata in ambiente protestante dai primi illuministi e deisti inglesi, seguiti poi da francesi e tedeschi.
 
Gli illuministi propugnavano l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità in cui le religioni, in primo luogo quella cattolica, secondo loro lo avevano per secoli tenuto.
 
La religione cattolica veniva presentata come oscurantista, medievale, ostile al progresso, schierata per di più a difesa dell’immobilismo politico.
 
In questo clima culturale nascevano correnti di pensiero che – in chiave politica - avrebbero portato prima alla rivoluzione americana e francese, quindi alla caduta delle varie monarchie europee, all’abbattimento dello Stato della Chiesa in Italia, al marxismo ateo, al socialismo, al nazional-socialismo e fascismo e infine al materialismo capitalista odierno.
 
Era un clima in cui diventava ideologicamente importante demolire la Chiesa, vista come influente fonte di potere politico in Europa, cominciando a distruggerne la sua dottrina e cultura che avevano fino ad allora plasmato la vita della società.
 
Bisognava dunque mettere prima di tutto in discussione i princìpi alla base di tale cultura, cioè il Vangelo.
 
Demolito il Vangelo sarebbe crollata anche la Chiesa cattolica romana, considerata pietra angolare dell’intero Cristianesimo, e con essa il suo ‘potere’ politico su alcuni Stati.
 
E’ dunque proprio in questo periodo storico che si è venuta consolidando una teologia che – impregnata di razionalismo – si è concentrata nello studio dei Vangeli allo scopo di eliminare sistematicamente tutto quanto in essi sembrasse non rispondere ai criteri di una ‘sana’ Ragione.
 
L’aldilà (sono le parole d’ordine di questo attacco concentrico da parte di questa teologia, filosofia e visione politica)  - è una chimera, perché esiste solo l’aldiquà che possiamo toccare con mano e controllare ‘scientificamente’.
 
Il ‘Dio’ degli ebrei, dei musulmani e dei cristiani è una invenzione dei rispettivi 'preti'.
 
I vangeli con i loro miracoli, resurrezioni ed… ascensioni sono un insieme di racconti mitici che vanno depurati dalle leggende, come ad esempio quelle del Peccato originale, della Incarnazione del Verbo, della Resurrezione di Gesù, della Immacolata Concezione e verginità di Maria, degli esorcismi e via dicendo.
 
I vangeli - sempre secondo costoro - si ridurrebbero ad un insieme di norme e regole morali, sia pur di alto profilo, dove però l’ispirazione di Dio non c’entra proprio niente, come non c’entra nei profeti, poveri illusi convinti che sia Dio a dare origine a quelle che sono solo le fantasie della loro mente malata.
 
Fra i tanti esponenti di questa corrente di pensiero, diventata negli anni predominante e che ha avuto enorme influenza prima sulla cultura europea e poi su quella dell’intero mondo occidentale odierno, ho scelto – per darvi un’idea più precisa dei loro assunti – alcuni dei nomi più ‘significativi’ - quelli di Ernest Renan, Alfred Loisy e Rudolf Bultmann - in quanto la loro influenza è stata forte e si fa sentire più che mai oggi anche fra i cattolici.
 
Poiché qualcuno potrebbe essere tentato dal dire che i miei sono i soliti scritti apologetici in difesa del Cristianesimo o, peggio ancora del Cattolicesimo, ritengo che prima ancora che io mi metta a dire bene di Gesù sia ‘politicamente corretto’ lasciare che di lui dicano il maggior male possibile i nostri tre magnifici accusatori, trascrivendo io qui di seguito – e lo dico a scanso di equivoci’ perché non si pensi che possa averne travisato il pensiero – le stesse parole tratte dalle loro opere.
 
Il pensiero di questi tre 'campioni' è appunto quello delle correnti positiviste razionaliste e moderniste.
 
Il positivismo dell’ottocento era un indirizzo che sosteneva che unica fonte di verità e di certezza è il mondo fenomenico. Nell’esaltazione del sapere sperimentale il positivismo è irriducibilmente antimetafisico e agnostico.
 
Il modernismo è un complesso di dottrine sorte nell’ottocento-novecento per influsso delle moderne filosofie dell’immanenza, cioè della ‘non trascendenza’. Esso cerca di ‘interpretare’ il Cristianesimo per adeguarlo alla cultura contemporanea. Il modernismo fu condannato da S. Pio X come demolitore di ogni religione positiva essendo caratterizzato da agnosticismo, immanentismo, relativismo ed evoluzionismo.
 
Il razionalismo illuminista, ai fini di questo nostro discorso, consiste in una esagerata valutazione della ragione umana che nega la trascendenza dell’essere rispetto al pensiero, esclude il mistero e la Rivelazione, il Cristianesimo, ecc.

 
Ernest Renan (1823-1892), francese, ex seminarista, fu storico, filosofo e scrittore. Esponente del positivismo scrisse la Vita di Gesù che ebbe enorme risonanza. L’influsso del suo pensiero e della sua personalità nella cultura e nella letteratura francese, e non solo, fu vasto e profondo.

 
Alfred Loisy (1857-1940), francese, sacerdote, fu l’iniziatore del modernismo. Le sue pubblicazioni di esegesi biblica furono condannate dal Santo Uffizio e nel 1908 fu scomunicato. Negò il concetto di ispirazione e quello del soprannaturale in genere, e applicò alla Sacra Scrittura le teorie più spinte del razionalismo tedesco, fino a presentare la Chiesa come un travisamento cosciente del Regno di Dio.

 
Rudolf Bultmann (1884-1976), tedesco, teologo protestante, diede grande contributo scientifico allo sviluppo della scuola della ‘Formgeschichte’, ma il suo nome è legato soprattutto alla ‘demitizzazione’, concetto che presume di ricondurre a livello naturale e a dimensioni umane fatti e persone del testo biblico a cui l’ignoranza ed il fanatismo religioso avrebbero attribuito caratteri soprannaturali in un contesto ‘mitico’.
 
 
Non sarà male conoscere più in dettaglio queste loro critiche ai testi evangelici.
 
Costoro – come già accennato - hanno infatti avuto seguito e hanno influito non solo sulla cultura generale e sul pensiero filosofico e teologico moderno ma anche su teologi ‘cattolici’ e, ahimè, sulla formazione di non pochi sacerdoti usciti dal seminario giovanile negli ultimi decenni e che ora, ritenendosi attrezzati di una fede ‘razionale’ ed ‘adulta’, di tanto in tanto sentiamo predicare dai pulpiti di molte chiese e di certa stampa laica e laicista che si compiace di dar loro visibilità.

 
Ma, in parole povere, che cosa hanno dunque affermato i nostri tre?
 
Ve lo spiegherò utilizzando qui di seguito le loro stesse parole e singole frasi che ho messo in fila estraendole -  come vi ho detto - dalle loro opere (grassetti e corsivi sono miei):
 
 
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Renan (da ‘La vita di Gesù’, Feltrinelli Economica, 1978):


 
 
«…Quando l’uomo si distinse dall’animale, l’uomo divenne ‘religioso’… Le antiche religioni, frutto di questo sentimento di religiosità insito nell’animo dell’uomo,  sono un fenomeno storico che si è evoluto nel tempo da forme più rozze ad altre sempre più evolute, non senza aberrazioni e deviazioni tremende… Le religioni, in realtà, non provengono da Dio ma sono delle grandi regole morali e dogmatiche… Le civiltà che si sono susseguite le hanno fatte però progredire ed il cristianesimo ne costituisce in un certo senso l’apice…
 
Le religioni sono dunque il risultato di una elaborazione ‘umana’ più o meno evoluta a seconda del progresso della civiltà dei singoli popoli. E la religione cristiana non fece eccezione a questa regola...
 
Gesù non fu un Dio che – quale Messia - entra nella storia ma solo un individuo straordinario…
 
I profeti non erano uomini che parlavano per conto di Dio quanto piuttosto uomini che ‘credevano’ di interpretare un messaggio divino…
 
L’idea stessa del Messia ‘liberatore’ è una idea maturata nella testa di questi ‘profeti’ come risorsa ultima contro tutte le frustrazioni che la storia e le sconfitte ad opera degli altri popoli imponevano...
 
Il profeta Isaia nel celebre brano messianico sull’uomo dei dolori non pensava certo al Messia-Gesù ma si sarà probabilmente ispirato a qualche poveraccio di profeta malmenato e torturato dai suoi contemporanei…
 
La prima Apocalisse del Vecchio Testamento, e cioè il ‘Libro di Daniele, è un risorgimento del profetismo che riformulava (ma umanamente e non certo per ispirazione divina) la speranza di un Messia, un figlio dell’Uomo che verrà sulle nubi del cielo, cioè un essere soprannaturale vestito di apparenze umane incaricato di giudicare il mondo e presiedere all’età dell’oro, cioè il regno di Dio in terra…
 
Successivamente, l’era di pace di quell’epoca romana avrebbe lasciato pensare che quello fosse il momento giusto per l’arrivo del Messia, e tutti in Israele se lo aspettavano…
 
Nei Giudei l’aspettativa era al colmo. Al riguardo l’episodio evangelico della Presentazione di Gesù al Tempio con Simeone ed Anna è evidentemente una leggenda.
 
L’attesa messianica era insomma una attesa frutto di frustrazioni e di sogni. Il termine di ‘’figlio di Dio’ è stato attribuito a Gesù Cristo in quanto egli venne considerato l’interprete di questi sogni: termine giusto, naturalmente, perché Gesù Cristo seppe far fare un enorme balzo in avanti alla storia, ma che non stava certo a significare che Gesù fosse veramente ‘figlio di Dio’…
 
Gesù è nato a Nazareth ma è stato fatto figurare come nato a Betlemme per far coincidere il luogo di nascita con le profezie messianiche che così prevedevano…
 
Il ruolo di ‘Salvatore’ gli è stato attribuito dopo, ed il nome ‘Gesù-Salvatore’ gli è stato imposto alterando quello di Giosuè. Gesù era infatti un mistico e si esaltava l’anima credendosi appunto un ‘salvatore’…
 
I suoi genitori erano gente di mediocre condizione e la sua famiglia era anche molto numerosa: forse c’erano stati più matrimoni invece di uno e Gesù aveva fratelli e sorelle dei quali pare fosse il maggiore…
 
La bellezza di Maria, ritenuta un ‘dono’, era in realtà comune alle donne di Nazareth, ‘piene di grazia e di languore, del tipo siriano’…
 
I luoghi ‘santi’ dei cristiani sono ‘apocrifi’ e meschini santuari prediletti dalla pietà dei secoli rozzi…
 
Gesù si era imbevuto di letture profetiche, in particolare Daniele, credendosi alla fine proprio il Figlio dell’Uomo, il Messia, con relativa gloria e corollario di terrori apocalittici…
 
Gesù  era un giovane ‘villano’, un semplice, insomma.
 
Nel momento infatti in cui la cultura ellenistica di allora negava la possibilità del ‘miracolo’, Gesù – in ritardo evidentemente sui tempi – visse in pieno soprannaturale.
 
Egli credeva al Diavolo, presentato come una specie di Genio del Male, e credeva anche nel potere della preghiera...
 
Fin da fanciullo si ribellava (vedi l’episodio di Gesù dodicenne ritrovato al Tempio) all’autorità paterna, pur di seguire la sua ‘vocazione’...
 
Le relazioni di parentela, cioè sua madre, i suoi fratelli e le sue sorelle,  contavano assai poco per lui e sembra che la sua famiglia non lo avesse troppo amato. Anche quelli che lo amavano erano dei ‘semplici’…
 
Israele si rifugiò nella credenza messianica per uscire dalle proprie frustrazioni e saziare la propria sete di vendetta…
 
Lo stesso dogma della resurrezione dei morti nel quale credevano i farisei era un modo analogo di ‘rifarsi’ partecipando al Regno del Messia. E Gesù respirò queste dottrine…
 
Gesù però non si dichiarò apertamente Dio ma, più prudentemente, ‘figlio’ di Dio. Anzi si inventò Dio come Padre suo e… nostro, cioè un Dio che è anche Padre di tutta l’Umanità. Poi, copiando Daniele, si inventò anche il concetto di ‘Regno di Dio’.
 
Gesù applicò a sé l’appellativo di Figlio dell’Uomo di Ezechiele e Daniele perché questo era considerato uno dei titoli del Messia…
 
Le massime di Gesù erano copiate dall’Antico Testamento oltre che da quelle dei saggi che erano pervenute oralmente.
 
Gesù usava massime vecchie che però sapeva presentare in maniera nuova.
 
Tutta la morale evangelica è la più alta creazione della coscienza umana, e non è certo di ispirazione divina…
 
I sacerdoti sono inutili mediatori fra l’uomo e Dio…
 
Il titolo di Figlio di Dio, Gesù se lo è insomma meritato dagli uomini perché egli seppe fondare un culto basato sulla purezza del cuore e sulla fraternità umana, idea sublime che poi, nei secoli, venne tradita completamente dalla Chiesa cristiana…
 
Sono i miracoli quelli che rovinano i Vangeli di Matteo, Marco e Luca. Ma senza i miracoli i vangeli avrebbero mai convertito la terra?
 
Gli evangelisti utilizzarono l’amicizia fra Gesù e Giovanni Battista per creare un ‘sistema’ che dava come prima base alla missione di Gesù proprio la ‘testimonianza’ di Giovanni…
 
Gesù nei suoi impeti di volontà eroica finì per credersi ‘onnipotente’ e più gli altri credevano in lui e più lui credeva in se stesso...
 
D’altra parte i discepoli erano gente semplice, tutti profondamente ignoranti, avevano l’animo debole, credevano agli spettri e agli spiriti, anche se tuttavia avevano gran cuore e bontà. Erano insomma una ‘brigata di liete creature’
 
Il suo predicare, come nel discorso della montagna, era mite e soave. Nelle varie ‘beatitudini’ di questo discorso nessun legame univa un brano all’altro ma lui riusciva a dar loro unità…
 
Una cosa però dava veramente fastidio ai farisei e sadducei, e cioè la sua concezione spirituale del messianismo: un messianismo con elementi ‘comunisti’, dove il beato è il povero ed il ricco rischia di dannarsi, messianismo per di più spirituale anziché politico come gli ebrei avrebbero voluto.
 
Egli concepiva infatti il Regno di Dio come avvento dei poveri, ed egli si sentiva in sostanza come un ‘Capo democratico’ che sente vivere in sé l’anima della moltitudine.
 
Egli parlava spesso della necessità della conversione dei gentili perché questo era, per i giudei, uno dei ‘segni’ più certi della venuta del Messia.
 
Persa la fede giudaica, Gesù si convinse di essere proprio lui il Messia e che sarebbe venuto dopo la morte per fare giustizia dei suoi ‘nemici’.
 
L’idea della incarnazione è poi una assurdità. E’ una invenzione dell’evangelista Giovanni...
 
E anche lo Spirito Santo è un’altra invenzione, con quella sua teoria metafisica del Verbo
 
Il profeta Daniele fu un esaltato, per giunta apocrifo, e tutte le grandi cose dei vangeli nascono da delle leggende.
 
I miracoli furono tutta una invenzione di ciarlataneria dei discepoli e degli scrittori successivi e gli indemoniati erano solo dei malati mentali...
 
Gesù predicò principalmente l’imminente avvento del Regno di Dio, in terra, come ‘profetizzato’ nell’Apocalisse di San Giovanni, ma quando ci si avvide che questo Regno tardava a venire, l’Apocalisse venne accantonata dai preti, messa in seconda linea e considerata inintelligibile o reinterpretata salvo dare spunto ai ‘millenaristi’, poveri ritardatari ancora attaccati alle speranze dei primi discepoli.
 
La Trinità e l’Incarnazione sono frutto non della dottrina di Gesù ma di rielaborazioni successive, mentre l’Eucarestia è solo un simbolo
 
La morale esaltata di Gesù, espressa in linguaggio iperbolico e tremendamente energico, staccava l’uomo dalla terra e ne spezzava la vita introducendo nel mondo un fatale germe di teocrazia.
 
Di fronte alle esagerazioni delle massime morali del vangelo il buon senso si ribella, lo stesso clero suggerisce di metterle un poco in disparte perché una vera vita evangelica non si può condurre nella società. E’ il monaco asceta il vero cristiano.
 
L’immenso progresso morale dovuto al vangelo deriva però dalle sue esagerazioni, perché per ottenere poco bisogna chiedere molto.
 
Il vangelo esaltò le forze ‘divine’ che sono nell’uomo, fu un monumento innalzato alla potenza della sua volontà.
 
La morte si presentò a Gesù come un sacrificio destinato a placare suo Padre e a salvare gli uomini. Un amore singolare di persecuzione e di supplizi lo invasava, il proprio sangue gli pareva l’acqua di un secondo battesimo in cui doveva bagnarsi e sembrava posseduto dalla frenesia di andare incontro a quel battesimo che poteva spegnere la sua sete…
 
Trascinato dal suo spaventoso crescere di entusiasmo, conseguenza di una predicazione sempre più esaltata, si sarebbe detto che la ragione vacillasse in lui. La sua opera non era più razionale, ed egli esigeva allora imperiosamente la ‘fede’.
 
La situazione divenne troppo tesa ed era tempo che la morte - sottraendolo all’impossibilità di una via senza uscita - venisse a scioglierla, a liberarlo da una prova protratta troppo a lungo e ad introdurlo nella serenità celeste…»
 
 
 
Loisy (da ‘Le origini del Cristianesimo’ – Giulio Einaudi Editore, 1994) :



 
 
«…Le congetture di chi cerca di spiegare il cristianesimo anche considerando mai esistita la persona storica di Gesù sono quanto mai fragili. Per costoro la tesi della non esistenza di Gesù, quando non procede da una intenzione polemica, confessata o abilmente velata, fa parte di un sistema filosofico…
 
Checché sia stato detto, non c’è documento cristiano delle origini che non implichi la storicità di Gesù…
 
Se si volesse sostituire Gesù con un mito la critica si impegnerebbe in una via senza uscita e in sottigliezze senza fine. Nondimeno è vero che Gesù è vissuto nel mito e che il mito lo ha innalzato ai fastigi della storia.
 
C’è chi ha visto nel Cristo un mito solare, chi una creazione dell’allegorismo alessandrino, chi ancora un mito precristiano di Jahvè sofferente trasformato in religione vivente, con crocifissione fittizia di un individuo rappresentante la parte del dio, immagine questa che avrebbe dato origine al cristianesimo.
 
Queste ipotesi sono tutte campate in aria anche se la parte del mito nella tradizione cristiana che concerne Gesù è indiscutibile e il fatto cristiano in sé non è un mito, ma il mito cristiano di Gesù-Dio si è formato progressivamente nel cristianesimo stesso…
 
Il mito cristiano della salvezza è stato originariamente iniziato e provocato in qualche modo da Gesù ma è stato elaborato dal cristianesimo primitivo...
 
Il racconto evangelico di Matteo, si fonderebbe su Marco, con l’aggiunta di finzioni secondarie, apologetiche quando non romanzesche…
 
I racconti relativi alla nascita di Gesù appartengono al genere delle finzioni mitiche e furono elaborati consapevolmente in correlazione ai testi profetici per farli combaciare...
 
L’interesse speciale di questo vangelo ed il credito di cui godette nei primordi dipende dai discorsi attribuiti a Gesù, che però sono un complesso di insegnamenti giudeo-cristiani che, nell’insieme, recano il segno della loro origine ebraica, adattata allo spirito del cristianesimo universale.
 
D’altra parte le stesse fonti del Cristianesimo, vangeli, epistole, etc. lasciano in parte dubbi sulla loro titolarità ed autenticità.
 
Inoltre non furono documenti ‘storici’ nel senso rigoroso che noi intendiamo ma scritti per servire alla fede dei cristiani.
 
Per lo storico disinteressato il vero problema non è quello di sapere se Gesù sia esistito o meno, bensì quello di determinare quali siano stati, nella realtà effettiva, la sua azione e il suo insegnamento e come abbiano preparato il movimento nato da lui...
 
Le speranze andate deluse dell’avvento di un Regno messianico che avrebbe distrutto i nemici, e la riduzione della Giudea a provincia romana, avrebbero indotto una piccola parte di israeliti ad una progressiva ‘spiritualizzazione’ della loro speranza per opera del vangelo…
 
La nascita di Giovanni Battista letta nel Vangelo di Luca è una finzione, come pure la testimonianza che Giovanni rese al Giordano a Gesù di essere il Messia atteso...
 
In realtà il cristianesimo sarebbe una derivazione dalla setta di Giovanni Battista, fu una finzione dei discepoli concepita per dissimulare la dipendenza di Gesù dalla setta di Giovanni…
 
Sono miti la sua presenza a Cafarnao, come la sua nascita a Betlemme e la sua discendenza da Davide, escogitate per farlo discendere dalla stirpe di Davide affinché si potessero considerare adempite alcune profezie.
 
La tradizione lo avrebbe poi fatto vivere a Nazareth per spiegare così il suo nome di Nazireo, che è il nome di una setta senza rapporto con la città di Nazareth…
 
Leggenda pure la prigionia di Giovanni Battista mentre il racconto del battesimo di Giovanni al Giordano non è altro che il mito del successivo battesimo cristiano…
 
Mitico il racconto della tentazione del demonio nel deserto…
 
Pure i miracoli sono un mito, anzi simboli dell’opera spirituale compiuta da Cristo.
 
Gesù fu un predicatore ambulante, un predicatore esorcista...
 
La tradizione narra come egli frequentasse piccole città, mai ad esempio la grande città di Tiberiade, perché l’ambiente profano non gli conveniva. Frequentava invece gente umile e credulona…
 
Il celebre ‘Discorso della Montagna’, con tutte quelle folle, è una esagerazione dovuta alla devozione, mentre le sentenze e i passi didattici del discorso sono un insieme di citazioni originariamente distinte ma in realtà mai pronunciate in quella maniera…
 
Il suo insegnamento non fu mai raccolto dai discepoli che, nell’attesa imminente del Regno di Dio, non si preoccupavano di fissare alcunché per iscritto. Solo dopo vennero messi insiemi gli scritti che ora noi chiamiamo ‘vangeli’.
 
I vangeli contengono più gli elementi delle primitive catechesi cristiane che gli insegnamenti realmente impartiti da Gesù in Galilea e a Gerusalemme...
 
Gli venne costituito un insegnamento come gli fu costituita una leggenda attingendo a molteplici fonti.
 
Le parole di Gesù morente: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’ sono state prese dal salmo XXII, mentre le invettive contro i farisei potrebbero essere anche di un ‘profeta’ cristiano.
 
Gesù aveva dei fratelli, enumerati e ricordati per nomi dai vangeli che li definiscono tali.
 
Egli insegnava che il Regno di Dio doveva venire subito e predicava, se non la fine del mondo, per lo meno la fine dell’era presente, la fine del regno di Satana e delle potenze infernali, l’avvento del regno di Dio, la resurrezione dei morti e il grande giudizio finale…
 
Gesù fu un mistico filantropo per il quale il Regno  di Dio sarebbe stato qualcosa d’ordine essenzialmente morale e interiore: la presenza di Dio nelle anime.
 
Anche la nozione di ‘Figlio dell’uomo’ è mitica, anteriore alla tradizione evangelica, utilizzata da altri profeti precedenti…
 
Gesù non volle presentarsi come un moralista o un saggio, e neppure come un semplice profeta, ma come un inviato di Dio, e questo spiega la fine che fece a Gerusalemme.
 
Gesù non sapeva che sarebbe andato incontro alla morte ed era convinto che avrebbe instaurato il suo Regno, era fiducioso nella potenza di Dio…
 
L’invettiva contro i farisei, pronunciata a Gerusalemme, non appare più autentica del suo discorso profetico sulla fine del mondo. Non si può infatti neanche pensare che egli potesse insegnare nel Tempio senza essere seriamente perseguitato…
 
Il racconto dell’ultima cena è in correlazione col significato mistico della cena, pasqua cristiana e commemorazione della morte di Cristo.
 
Il tradimento di Giuda ne costituisce un elemento accessorio di dubbia realtà ideato forse per ottenere una amplificazione mitica del supplizio di Gesù…
 
Lo sgomento per la cattura e il supplizio ha suggerito l’idea di raccontare la presunta fuga degli apostoli, mentre il tradimento di Pietro è stato suggerito probabilmente dai seguaci di Paolo per sminuire il capo degli apostoli galilei…
 
Il preannuncio della resurrezione, fu inventato per preparare all’idea del successivo racconto del sepolcro vuoto…
 
Il racconto della cattura e del processo di Gesù non sono fatti reali ma sono una drammatizzazione liturgica ed un racconto apologetico...
 
Anche la storia della sentenza di Pilato è una fantasmagoria giudiziaria. L’unico fatto sicuro è la crocifissione di Gesù.
 
Il cristianesimo è nato nella storia ma ha scritto la sua storia molto tardi, la relazione del processo è stata così elaborata per fare cadere tutta la colpa della condanna di Gesù sui giudei...
 
L’episodio di Barabba è una finzione che anche qui ha lo scopo di riversare sugli ebrei la responsabilità della condanna rifiutando la grazia di cui Pilato voleva far beneficiare Gesù…
 
Gli episodi di Simone il Cireneo, il vino aromatizzato, la spartizione delle vesti, le ingiurie, le parole di Gesù sulla croce, le tenebre, il velo squarciato, il terremoto, i morti che resuscitano hanno un valore simbolico
 
Il vangelo di Giovanni che conduce ai piedi della croce la Madre e il discepolo prediletto è un’altra finzione, perché in realtà la verità fu un’altra: Gesù fu processato sommariamente, sommariamente giustiziato, morì fra i tormenti senza altri testimoni che i suoi carnefici…
 
Anche il racconto sulla sepoltura e sull’inumazione è tutta una finzione, come pure la scoperta della tomba vuota…
 
In breve la prospettiva dei Vangeli e degli Atti è simbolica e, sotto l’aspetto storico, radicalmente falsa
 
Le visioni di Gesù risorto furono visioni di suggestione procurate dalla ‘fede’, e furono ‘aggiustate’ allo scopo di presentare come fatto storico, quella che fu semplicemente una credenza.
 
La fede religiosa non è altro che uno sforzo dello spirito, immaginazione, intelligenza, volontà per infrangere il quadro naturale dell’esistenza.
 
Fu la fede dei discepoli in tutte queste cose che fondò la religione di Gesù…».
 
 
Bultmann (da ‘Nuovo Testamento e mitologia’ – Queriniana Brescia, 1973):



 
Rudolf Bultmann«…Con il concetto di ‘mito’ si intende riferirsi al racconto di un fatto o di un evento in cui intervengono forze o persone soprannaturali, sovrumane. Il ‘pensiero mitico’ è il concetto opposto a quello di ‘pensiero scientifico’…
 
Il pensiero mitico attribuisce certi fenomeni ed eventi a potenze soprannaturali, ‘divine’, mentre il pensiero scientifico è quello che ha a che fare con il nesso di causa ed effetto…
 
La differenza fra il pensiero mitico e quello scientifico è che quest’ultimo non ricerca l’origine del mondo, come fa quello mitico,  in una potenza o divinità extraumana.
 
Per il pensiero mitico il ‘mondo’ e quanto vi avviene, come pure la vita personale dell’uomo,  sono ‘aperti’ all’intervento delle forze dell’aldilà...
 
Per il pensiero scientifico, il mondo è invece chiuso all’intervento di potenze ‘non mondane’…
 
Il mito è dunque l’espressione d’un preciso modo di comprendere l’esistenza umana, situata in una realtà del mondo diversa da quella considerata dalla scienza.
 
La demitizzazione vuol mettere in risalto l’autentica intenzione del mito, e cioè quella di parlare della esistenza umana, del suo essere fondata e limitata da una potenza non mondana dell’aldilà…
 
La demitizzazione è una critica all’immagine del mondo propria del mito.
 
La demitizzazione degli scritti biblici è pertanto una critica dell’immagine mitologica del mondo che è propria della Bibbia...
 
Il pensiero scientifico distrugge l’immagine mitologica del mondo che risulta dalla Bibbia e nel conflitto fra pensiero mitico e pensiero scientifico la vittoria è per quest’ultimo
 
La critica demitizzante che investe la letteratura biblica non consiste nell’eliminare i passi di carattere ‘mitologico’, bensì nell’interpretarli  per coglierne esattamente il senso. Il mito parla quindi di una realtà ma lo fa in forma inadeguata.
 
La realtà è invece quella del mondo delle scienze e della tecnica ed è demitizzante perché prescinde dalle forze soprannaturali…
 
La scienza della natura non ha bisogno dell’ipotesi ‘Dio’ poiché le forze che ne determinano gli eventi sono, per essa, immanenti. Analogamente essa elimina l’idea del miracolo come evento soprannaturale che interrompe il nesso causale dei fenomeni mondani…
 
Esperienza e conquista del mondo si sono talmente sviluppate in sede scientifica e tecnica che nessun uomo può seriamente attenersi alla visione neotestamentaria del mondo…
 
Non può esistere una visione del mondo articolata in cielo, terra e inferi. Ascendere al cielo o discendere agli inferi non ha senso, come non hanno quindi senso l’ascensione di Gesù o la sua discesa agli inferi i cui racconti nel Vangelo si possono considerare ‘liquidati’, come pure l’attesa del Figlio dell’uomo sulle nubi e dei credenti rapiti nell’aria incontro a lui, e inoltre la credenza negli spiriti e nei demoni. Malattie e guarigioni hanno cause naturali, non dipendono dai demoni e da esorcismi fatti contro di essi...
 
Non ci si può servire della luce elettrica e della radio… e nello stesso tempo credere al mondo degli spiriti od ai miracoli propostici dal Nuovo Testamento. E così sono liquidati pure i miracoli…
 
La stessa ‘Parusia’ di Gesù Cristo viene ‘liquidata’ dal semplice fatto che non ha avuto luogo così prontamente come si attendeva il Nuovo Testamento.
 
E se il mondo finirà ciò avverrà per catastrofi naturali e non sotto la forma dell’evento mitico di cui parla il Nuovo Testamento...
 
L’uomo moderno, che vive nel mondo della scienza e della tecnica, non può comprendere – poiché egli conosce la colpa solo come atto di responsabilità – come, a seguito della colpa di un suo antenato, egli sia condannato ad essere schiavo di un destino di morte che invece è proprio di ogni essere vivente in natura. Il peccato originale è per lui un concetto immorale e insostenibile.
 
E come potrebbe mai un peccato essere espiato da un Innocente, cioè dal Figlio di Dio? Che razza di primitiva mitologia è quella di un ‘entità divina che si fa uomo e che espia con il suo sangue il peccato degli uomini?
 
E la stessa accettazione della morte in croce che valore ha se, tanto, Gesù Cristo sa di risorgere dopo tre giorni?
 
E la resurrezione? Ma come è possibile pensare di far rivivere fisicamente un morto?...
 
E’ parimenti impossibile per l’uomo moderno accettare il concetto che dopo la propria morte l’io riceva delle vesti ‘celestiali’, quelle di un corpo spirituale...
 
Quella del parto della Vergine è ancora  leggenda...
 
Se si vuol dare validità all’annuncio del Nuovo Testamento bisogna dunque demitizzarlo.
 
La indagine critica del Nuovo Testamento deve  servire non ad eliminare il mito quanto ad interpretarlo.
 
In quest’ottica è mitologia sia l’Apocalisse che la Redenzione...
 
Sepolcro vuoto e ascensione sono pure leggende...
 
E la stessa idea della croce, quella di un Dio che si fa uomo e vittima ed espia i peccati dell’uomo - l’idea insomma di questo sacrificio che libera l’uomo dalla morte spirituale - è inaccettabile
 
La resurrezione di Cristo non è credibile e quindi non è certo un fatto storico, dunque il suo racconto va interpretato per il suo significato...’
 
 
Vittorio Messori - il noto storico, scrittore e giornalista al quale non ha mai fatto difetto la chiarezza di idee - nel suo ‘Pensare la storia’ (Ed. San Paolo, 1999) non ha nascosto la propria tagliente opinione sui nostri tre, liquidando Renan come ‘prete mancato e scomunicato, idolo della borghesia positivista dell’ottocento che gli era grata e che infatti lo ricolmò di onori…’, scrivendo poi di Loisy…dal suo sogno di un cristianesimo rinnovato attraverso la lettura ‘scientifica’ della Bibbia, finisce, in vecchiaia, per rinnegare ‘tout court’ il Vangelo e vagheggiare un’indistinta ‘religione dell’Umanità’ di stampo massonico, attribuendo un carattere di ‘Chiesa’ nientemeno che all’impotente e un po’ grottesco carrozzone della Società delle Nazioni’, ed infine paragonando Bultmann a certi studiosi ‘da tavolino’, scrivendo al riguardo ‘il caso più clamoroso è quello del veneratissimo maestro della ‘demitizzazione’ della Scrittura, il biblista tedesco Rudolf Bultmann. Il quale pretese di sezionare il testo del Nuovo Testamento (mettendone nel ghetto del ‘mito’ quasi tutti i versetti e proclamando che i vangeli non avevano nulla a che fare con la storia) senza mai, alla lettera, uscire dalla biblioteca dell’Università di Marburgo dove aveva la cattedra. E rifiutando sempre, sino all’ultimo, di recarsi in Israele: nel suo schema libresco, da professore teutonico, Bultmann aveva deciso una volta per tutte che nel Nuovo testamento non c’era nulla che avesse a che fare con la storia, che tutto era leggenda inaccettabile da un professore ‘moderno’ come lui. Perché dunque sprecare tempo andando a dare almeno un’occhiata ai luoghi dove gli oscuri redattori evangelici avevano ambientato il loro ‘mito’ di Gesù? Meglio stare fra i libri della sua biblioteca: chissà, oltretutto, che gli scavi di Palestina non potessero mettere in pericolo lo schema della ‘mitizzazione’ – con conseguente necessità di ‘demitizzare’ - grazie al quale era non solo preso sul serio ma ossequiatissimo dai colleghi di tutto il mondo? Cattolici compresi, s’intende, sempre in soggezione davanti ad un professore protestante e tedesco...’.
 
 
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Come dicevo all'inizio, alla confutazione di ognuna di queste tesi ho dedicato vari libri di commento ai Vangeli che - per chi fosse interessato - sono del resto reperibili e scaricabili gratuitamente dal mio sito internet (QUI).[1]
 
Credo tuttavia che Gesù non avesse potuto non pensare a costoro, esponenti prestigiosi del razionalismo positivista e del modernismo, quando - dettando nel 1947 alla ormai celebre mistica Maria Valtorta[2] il Commiato all’Opera - aveva indicato le sette ragioni che lo avevano spinto ad illuminare con visioni e commenti gli episodi della sua vita e i suoi celebri discorsi evangelici[3], così esprimendosi sulla prima 'ragione' (i grassetti sono miei) :[4]
 
 
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"La ragione più profonda del dono di quest’opera, fra le molte altre che il mio portavoce conosce, è che in questi tempi, nei quali il modernismo condannato dal mio S.Vicario Pio X si corrompe in sempre più dannose dottrine umane, la S. Chiesa, rappresentata dal mio Vicario, abbia materia di più a combattere coloro che negano:
 
  1. la soprannaturalità dei dogmi;
  2. la divinità del Cristo;
  3. la verità del Cristo Dio e Uomo, reale e perfetto così nella fede come nella storia che di Lui è stata tramandata (Vangelo, Atti degli Apostoli, Epistole apostoliche, tradizione);
  4. la dottrina di Paolo e Giovanni e dei Concili di Nicea, Efeso e Calcedonia, e altri più recenti, come mia vera dottrina da Me verbalmente insegnata o ispirata;
  5. la mia sapienza illimitata perché divina;
  6. l’origine divina dei dogmi, dei sacramenti e della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica;
  7. l’universalità e continuità, sino alla fine dei secoli, del Vangelo da Me dato per tutti gli uomini;
  8. la natura, perfetta dall’inizio, della mia dottrina, che non si è formata quale è attraverso successive trasformazioni, ma tale è stata data: dottrina del Cristo, del tempo di Grazia, del Regno dei Cieli e del Regno di Dio in voi, divina, perfetta, immutabile, Buona Novella per tutti i sitibondi  di Dio.
  
Al Dragone rosso con sette teste, dieci corna e sette diademi sulle teste, che con la coda trae dietro la terza parte delle stelle del cielo e le fa precipitare – e in verità vi dico che esse precipitano ancor più in basso che sulla terra – e che perseguita la donna; alle bestie del mare e della terra che molti, troppi adorano, sedotti come sono dai loro aspetti e prodigi, opponete il mio Angelo volante nel mezzo del cielo tenendo il Vangelo eterno ben aperto anche sulle pagine sin qui chiuse, perché gli uomini possano salvarsi per la sua luce dalle spire del gran Serpente dalle sette fauci, che li vuole affogare nelle sue tenebre, ed al mio ritorno Io ritrovi ancora la fede e la carità nel cuore dei perseveranti e siano questi numerosi più di quanto l’opera di Satana e degli uomini non danno a sperare che possano essere."
 
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Quei tre 'campioni' di cui vi ho trascritto alla lettera alcuni brani dei loro scritti hanno fatto scuola nel Novecento tanto che - come già accennato - le loro idee hanno finito per diffondersi presso molti teologi 'cattolici', essere infine insegnate nei Seminari formando sacerdoti che hanno poi fatto 'carriera' nei decenni all'interno delle stesse Gerarchie ecclesiastiche che le hanno a loro volta fatte insegnare e predicare, contribuendo infine alla caduta della fede, all'apostasia ed al Relativismo (tanto stigmatizzato ed 'esorcizzato' - anche se purtroppo invano - da Papa Benedetto XVI).

Tutto ciò spiega perfettamente la caduta del tutto verticale delle vocazioni religiose nelle tre ultime generazioni e la diffusione fra i 'fedeli' degli insegnamenti eretici di quei cattivi maestri.
 
Cattivi 'maestri' che oggi vorrebbero 'modernizzare' l'insegnamento ed il Magistero bimillenario della Chiesa e lo stesso Vangelo e Comandamenti di Gesù, adeguandone precetti e morale al 'sentire' dell'uomo 'moderno', al punto che ormai oggi non si parla più di Cattolicesimo ma di una nuova dottrina, il 'neo-cattolicesimo'.

Ecco la ragione del perché sia necessaria, da parte dei 'cattolici.doc', una … 'Resistenza'.

Nella prossima seconda parte (Pensiero a voce alta n.089) di questa mia riflessione (e qui vi lascio la 'suspense'…) - vi porterò un esempio molto significativo di uno di questi 'cattivi maestri', quello di un 'portabandiera' il cui pensiero spiega appunto perfettamente il nostro 'titolo': La necessità della  Resistenza.
 

   
 
 
[3] Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato' - in dieci volumi - Centro Editoriale Valtortiano
 
[4] Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'  – Cap. 652 – Centro Ed. Valtortiano, 1998
 
 



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