VERITAS
Un aiuto per credere e vivere in Dio
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4 Domenica di Quaresima - A
La miglior introduzione all’odierna liturgia festiva sono queste parole di Gesù, riprese nel Canto al Vangelo: Io sono la luce del mondo, chi segue me avrà la luce della vita. Gesù è la luce del mondo, perché in Lui tutto è verità, tutto è vita, tutto è amore. Come infatti la luce è l’espressione dell’amore di Dio ed è indispensabile alla vita, così Cristo è Colui che ci rivela il Padre e dà senso all’esistenza. Solamente seguendo Gesù, luce del mondo, possiamo raggiungere Dio, luce del cielo.
In altre parole, Cristo è l’unico Maestro, l’unica Guida, l’unico Pastore, l’unico Mediatore, l’unico Salvatore, l’unico Dio. All’infuori di Lui non vi è certezza di verità e verità di vita. Ecco perché la Chiesa Cattolica si considera indispensabile alla salvezza, l’unica depositaria della grazia, nonostante che all’infuori di essa vi siano religioni e movimenti che possono aiutare il cammino verso Dio, senza però poterlo concludere. Solo Gesù Cristo è la via della verità per raggiungere la vita. Gesù è il Consacrato dal Padre, come Davide fu il consacrato da Samuele.
Anche Gesù, come dice la Scrittura riguardo a Davide, era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto, cioè di quella razza ebraica nobile e particolare, proveniente dalla discendenza di Aronne, caratterizzata per avere i capelli biondo-rossi, occhi azzurri e pelle delicata. Il Cristo, infatti, prese da Davide la bellezza corporale e da Saul l’imponenza della statura. Gesù è davvero la luce del mondo. Non solo per essere così potente e divino da poter dare la vista ad un cieco nato, cioè senza occhi, ricreando dal nulla ciò che la natura non aveva formato - ciò fu il motivo dello strepito e delle indagini intorno al miracolato - ma Gesù è davvero la luce del mondo anche perché Lui è la via, la verità e la vita. Egli, infatti, venne sulla terra per essere il nostro Maestro, ammaestrandoci nella conoscenza del vero Dio e confermando la sua sapiente parola con le prove della sua divina potenza e del suo eroico amore.
Gesù è la luce del mondo, perché all’infuori di Lui non c’è salvezza, non perché anche i non credenti non possano essere salvi, ma perché la vera salvezza, cioè la sicurezza della verità e il destino della gloria, le troviamo in modo pieno solamente in Gesù Cristo e nella sua Chiesa.
Gesù è la luce del mondo, perché credendo in Lui possiamo avere la vita eterna. Come sulla terra la luce è indispensabile alla vita, perché nutre e riscalda, così in cielo la luce di Dio è fonte di immensa gioia e di perenne gloria.
Il miracolo del cieco nato, come ogni altro avvenimento del Vangelo, può anche avere un significato spirituale e adatto ai tempi nostri. Infatti, l’uomo moderno si può paragonare ad un cieco, non solo divenuto tale durante la vita a causa delle sue scelte sbagliate e delle sue infedeltà, ma anche divenuto tale fin dalla nascita, in riferimento alle nuove generazioni che nascono “cieche”, cioè senza fede e senza valori importanti.
L’uomo moderno è sempre più malato di cecità, generando figli che sono dei “non vedenti” già nei primi anni di vita, perché mancano valori, mancano verità, mancano testimoni, mentre impera il materialismo e il divertimento.
Gesù è venuto a guarire anche questi “ciechi nati”, ma richiede in loro e in chi li accompagna di credere in Lui dicendo: Tu credi nel Figlio dell’uomo? Ed essi rispondono: Credo, Signore! dimostrando la loro umiltà di sottomettersi alla divina Sapienza e la buona volontà di fare ciò che la Sapienza indica.
È questa la condizione indispensabile per passare dalla tenebra alla luce. Guai, invece, ad essere come quei farisei e dottori della legge, aridi, superbi, egoisti, avidi, peccatori! Senza umiltà e senza fede, infatti, Dio non può agire in noi e aprire i nostri occhi alla luce. Facciamo quindi in modo che queste parole dell’apostolo Paolo possano trovare in noi corrispondenza e compimento: Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
E non abbiamo paura di alzare la voce contro le nefandezze di questo mondo, sempre più numerose: lussuria, omosessualità, aborti, anticoncezionali, libertinaggio, oscenità, piaceri, opulenza, ricatti.
La nostra luce non sia quella del mondo, ma quella del Signore. La prima è artificiale e fredda, la seconda è divina e vitale e realizza per noi queste parole del Salmo: Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il Vangelo del cieco nato contiene anche un’importante risposta di Gesù sul senso della sofferenza. Alla domanda dei discepoli: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco? Gesù risponde:Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.
La sofferenza non è un castigo del peccato, ma una conseguenza. Se fosse un castigo, Dio sarebbe ingiusto perché molti soffrono senza averne colpa, mentre altri godono pur peccando. La sofferenza è, sì, una conseguenza del peccato originale e di quello conseguente, ma il peccato non è sempre causa di sofferenza. Tanti peccano eppure non soffrono. Tanti altri soffrono e non peccano. E allora? Perché? Gesù risponde: “Perché si manifestino in voi le opere di Dio”.
Le opere di Dio sono: la vittoria della vita sulla morte, la vittoria della redenzione sulla condanna, la vittoria della gioia sul dolore, la vittoria della gloria sulla prova. Attraverso le opere della nostra fede, Dio manifesterà in noi le sue opere: la grazia, la ricompensa, la luce.