DI GUIDO LANDOLINA
Commenti di Guido Landolina alle
LEZIONI
SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI
scritte
dalla mistica Maria Valtorta sotto
dettatura dello Spirito Santo
(pubblicazione
il sabato o la domenica)
(13 di 23)
CENTENARIO DI FATIMA 13
MAGGIO 1917-13 MAGGIO 2017
107. Non giudicare!
Faccio seguito al mio 'Pensiero'
106. Le 'anime-vittima' per la
salvezza del mondo.
Nel nostro precedente capitolo
abbiamo visto che Paolo, nel primo versetto del Cap. 2 della sua Epistola ai
Romani, aveva invitato gli uomini a
guardarsi bene dal giudicare le colpe altrui se poi - sapendo per retta coscienza che di colpe si tratta, e
soprattutto molto gravi - essi
commettono le stesse colpe.
Infatti - rifletto io - questo voler giudicare gli altri quando poi si
è responsabili delle stesse colpe è
una colpa ancora maggiore che ci rende 'inescusabili'
agli occhi di Dio perché si erra in
piena coscienza e ci si comporta inoltre da ipocriti che si prendono gioco del Signore.
In questa nuova lezione[1]
lo Spirito Santo riprende il tema precedente commentando i versetti successivi
- dal 2 all'8 - della lettera paolina. [2]
Dio - spiega lo S.S. - giudica
secondo verità i buoni, i tiepidi e i cattivi. E giudica senza alcun riguardo
alle apparenze ed allo stato sociale delle persone e nemmeno - scrutando Egli i
cuori - si lascia ingannare dalle ipocrisie degli uomini.
Il suo giudizio inoltre non cambia
perché la Legge
divina, proprio in quanto divina, è una verità che ha valore assoluto ed è quindi immutabile anche se mutano i
tempi.
Se dunque è bene non giudicare, se
poi non si vuole essere a propria volta
giudicati da Dio, ancora più severamente saranno giudicati da Dio coloro che in questa vita hanno il compito di
giudicare gli altri - come ad esempio i magistrati - o coloro che si arrogano il diritto di farlo.
Bisogna infatti sapere essere
'piccoli', cioè umili, perché è
nell'umiltà che sta l'Amore e quindi la Sapienza.
Peraltro chi sa amare 'disarma' Dio che, a quel punto, è
disposto a perdonare anche le sue colpe.
In tal caso Dio non solo
ricompenserà l'uomo che dimostra di amare fattivamente attraverso le proprie
opere, che sarebbero comunque imperfette, ma - tenendo conto del suo amore che è più grande della sua capacità di fare il bene -
Egli, più che della capacità dell'uomo di fare il bene, terrà conto del suo desiderio attivo di farlo.
Ciò, appunto, perché Dio - come
detto all'inizio - non si lascia
ingannare dalle apparenze e, dopo una attesa molto paziente, sa giudicare con perfezione.
Lo Spirito Santo - lo avrete notato
- ammaestra con concetti 'semplici' ma profondi che andrebbero pertanto ben meditati
per essere adeguatamente 'interiorizzati'.
Innanzitutto Egli ci dice che non
dobbiamo giudicare.
Perché? Perché l'uomo è imperfetto:
infatti egli - pur conoscendosi -
non sa giudicare se stesso perché si
giudica sempre migliore di quanto non sia, e figuriamoci
allora se sa giudicare gli altri che non
conosce, basandosi per di più sulle
apparenze se non sui propri
pregiudizi.
Il giudizio - in questa situazione -
quasi mai è perfetto e praticamente mai è caritatevole.
Esso si traduce quindi in una mancanza d'amore, e dove manca
l'Amore non c'è Dio e - nello spazio lasciato libero - subentra l'Altro.
Chi non giudica è sostanzialmente
umile, e quindi ama perché dove c'è umiltà c'è amore.
Gesù - pur essendo Uomo-Dio - era
umile e nel suo Discorso della Montagna aveva elogiato i 'mansueti'.
Chi peraltro, per 'istinto',
vorrebbe giudicare ma rinuncia a farlo per non contravvenire all'amore, compie
un atto di violenza nei confronti del proprio 'io' che invece vorrebbe
soddisfare le proprie 'passioni', conseguenza del Peccato originale.
Se chi è umile ed ama in maniera
'naturale' è un 'mansueto'
prediletto da Dio, chi fa violenza a se stesso è un 'forte', ed è con la 'violenza' - ci ha insegnato Gesù - che
si conquista il Regno dei Cieli.
Anche questa autoviolenza è un atto
di amore, da un certo punto di vista forse non meno lodevole perché -
esercitata contro le proprie pulsioni più profonde - si traduce in una sorta di
autoflagellazione, in un piccolo 'martirio'.
Gesù insegnava a Nicodemo che per
ottenere il Regno dei Cieli bisognava rinascere di nuovo.
Reincarnazione? No, rinascere rinnovandosi nello spirito, combattendo
appunto contro il proprio io, perché Dio - con il Nuovo Testamento - non vuole
più sacrifici di raccolti agricoli o di vittime animali ma l'immolazione del proprio 'io'.
Amando Dio con il rispettare i suoi
Dieci Comandamenti, anziché abbandonarci ai nostri impulsi peggiori, siamo così
noi stessi che - combattendo contro
il nostro 'io' - ci offriamo vittime
sull'altare di Dio riscattando in tal
modo i nostri peccati.
Il primo esempio ce lo ha dato
proprio Gesù che - Uomo-Dio - si è offerto alla Croce quale Vittima Innocente,
per ottenere in riscatto dal Padre la Redenzione dell'Umanità con la riapertura delle
porte del Paradiso agli uomini di buona volontà.
Dobbiamo lasciare dunque ogni giudizio a Dio.
A noi pare che spesso Egli non
intervenga per punire i 'cattivi', ma in realtà Egli concede solo tempo, il
tempo di pentirci - perché ci vorrebbe tutti salvi - ma per poi giudicare e ... punire a tempo debito con giustizia,
perché, anche se Dio è Amore, Egli - perfetto in tutti i suoi attributi - è anche Giustizia, e venir meno
alla Giustizia per eccesso di
Misericordia sarebbe un far torto, e quindi una mancanza di amore, nei
confronti di chi con sacrificio si è comportato da giusto.
Lo
Spirito Santo
- continuo io in questa mia meditazione - precisa
anche che il giudizio di Dio non cambia perché le leggi che Egli ha fissato
sono divine, quindi verità 'assolute'
e pertanto immutabili nel tempo.
Cosa se ne deduce? Che esse non
mutano secondo il cambiare delle abitudini, dei tempi o dei costumi della
società che spesso degenerano in peggio.
Questa è una risposta a coloro che -
e ce ne sono molti anche fra le stesse gerarchie ecclesiastiche - vorrebbero 'ammodernare' nel campo
etico-morale certe tradizioni tramandate
dagli apostoli (i quali erano stati per alcuni anni a diretto contatto di Gesù e ne
conoscevano perfettamente gli
insegnamenti più profondi, anche quelli non riportati nei Vangeli) e
soprattutto la stessa Dottrina bimillenaria della Chiesa cattolica allo scopo di 'adeguarla' - come
vorrebbe l'ideologia modernista - ai
tempi ed alle mutate 'percezioni' da parte della società in cui viviamo.
Non parlo poi del tentativo in atto di ridimensionare e reinterpretare i
Comandamenti come ad esempio il divieto di adulterio, per non parlare di
Sacramenti come l'Eucarestia, il Matrimonio, la Confessione e finanche,
ultimamente, quello dell'Ordine ministeriale.
Insomma costoro - 'modernisti' qual
sono e quindi eretici - vorrebbero una Chiesa 'in linea con i tempi attuali' che - per inciso - sono divenuti del
tutto corrotti.
Ma non solo, quel che è ancora
peggio è il fatto che essi sostengono - come linea 'filosofica' di principio
- l'esigenza di un 'adeguamento ai tempi' della Dottrina cristiana
anche per le situazioni del futuro,
cioè per il modo di pensare delle future
società, il che porterà un giorno gli
uomini a non riconoscere più non solo il cattolicesimo ma nemmeno il
cristianesimo.
Cosa ne sarà allora delle 'pecore'
del gregge - di cui anche oggi si parla tanto anche a sproposito - se i 'falsi
pastori' non conoscono essi per primi la 'strada' né quali 'erbe velenose' le pecore
non debbano mangiare?
Le leggi di Dio - come già detto e
lo sottolineo nuovamente - sono divine e quindi perfette, immutabili e non
'interpretabili' a seconda delle
convenienze con la scusa - come
affermato tempo addietro in una intervista nientemeno che dal Generale dei
Gesuiti Arturo Sosa Abascal, il
cosiddetto Papa nero - che le parole di
Gesù sarebbero da 'contestualizzare' e
che gli evangelisti che le hanno riportate a quei tempi 'non avevano il…. registratore'.
È ovvio che l'insegnamento della
Chiesa si debba adeguare alle mutate situazioni che si creano con il progredire
anche culturale della società, se non altro per non restare 'incompresa', ma non deve modificare la sostanza e la
Verità né tantomeno livellarsi al basso della società rispetto ai valori
etico-morali fondanti del Cristianesimo.
Dal punto di vista della vita
spirituale e morale l’evoluzione dell’uomo, quella della società – e questo lo
si può agevolmente constatare specialmente al giorno d’oggi – è stata infatti del tutto discendente.
La frana delle vocazioni sacerdotali
dovuta all'imporsi a livello mondiale delle ideologie materialiste e
consumiste, e quindi la carenza di 'pastori' e la ridotta spiritualità di non pochi dei pastori restanti, ha
disorientato il 'gregge' che - non
trovando nei 'pastori' e nella Chiesa l'alimento spirituale di cui avrebbe
bisogno - si è sparso per ogni dove cercando di nutrirsi appunto con quelle
erbe 'non salutari' che un 'buon pastore'
avrebbe impedito loro di mangiare.
Con le 'pecore che si allontanano
dallo 'stallo' - dove vivevano al coperto e sicure - per aggirarsi su prati sconosciuti, ecco dunque
- come conseguenza - anche i deserti
che si riscontrano nelle chiese.
Deserti? Deserti perché la gente non
crede più in niente?
Non proprio, perché - per dirla con
Chesterton - 'chi non crede in Dio finisce per credere a tutto', ed io aggiungo
e preciso: altre religioni più 'comode' di quella cristiana, magia, occultismo,
spiritismo, ideologie politiche e mondane.
È anche per questo che taluni importanti 'uomini di chiesa' vorrebbero allora
prendere la scorciatoia del 'modernismo', cioè di una maggiore
'elasticità', di una minor 'severità' spirituale per venire incontro al maggior
favore della 'gente' e riconquistare quindi i consensi perduti.
È però una illusione fallace che -
nei paesi esteri dove è stata applicata maggiormente - non ha affatto
migliorato la situazione, ma anzi - se possibile - l'ha peggiorata.
La gente, il popolo - anche se in
una società sempre più corrotta - avverte per
istinto lo scadimento dei valori e non sente più il bisogno di andare ad
ascoltare pastori che anziché 'fieno' offrono 'paglia', buona non per nutrire
lo spirito ma per le stalle o per essere bruciata nelle fornaci.
Al contrario la gente accorre a
milioni in certi famosi luoghi di preghiera in cui essa avverte più
spiritualità, come un assetato nel deserto che - vedendo in lontananza le cime
degli alberi di un'oasi - intuisce che là vi è dell'acqua vitale e raccoglie le sue energie per raggiungerla al
più presto.
Serve dunque 'l'Acqua viva' di cui parlava Gesù con la Samaritana al pozzo di
Giacobbe, con il suo 'ossigeno' vitale (H2O) per anime rese
asfittiche da un sistema di vita e da una predicazione sovente non più
spirituale.
Dunque, per tornare al tema
iniziale, cioè quello del 'non giudicare',
non bisogna dimenticare che il 'non giudicare' è sinonimo di umiltà, che
l'umiltà è amore, che chi ama vive con lo spirito vicino a Dio e che chi vive
vicino a Dio - per riflesso - riceve
anche qualche luce di Sapienza.
Sommario dei 'Pensieri a
voce alta' (dal n.
095 al 117) che - con frequenza il sabato o la domenica -
vengono di volta in volta inseriti
nella Sezione 'Pensieri a voce alta'
del mio Sito (QUI), da dove potranno essere liberamente scaricati, come
pure su Gloria.tv. (QUI)
095.
Pensiero introduttivo.
096.
L'Aurora della Stella del mare. Il Tempo di Maria. (Parte prima)
097. San
Paolo. Alcuni episodi salienti della sua vita avventurosa.
098.
Paolo: ebreo, israelita, ardente nelle pratiche mosaiche e
farisaiche,
fanatico, intransigente sino all'ingiustizia…
099.
Pentecoste. La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo su Maria S.S. e sugli
Apostoli.
100. La doppia natura di Gesù, vero
Dio e vero Uomo.
101. Il
Giusto vive di fede.
102.
L'Aurora della Stella del mare. Il Tempo di Maria. (Parte seconda)
103. La
'seconda venuta'. «Quando verrò?... Verrò…! Non avrò nuova carne poiché ne ho
già una perfetta… Evangelizzerò, non come evangelizzai, ma con forza nuova…»
104. La
negazione del Dio Creatore e l'Evoluzionismo.
105. I negatori dell'Eucarestia ed i
satanisti… 'credenti'.
106. Le 'anime-vittima' per la
salvezza del mondo.
107. Non giudicare!
108. Le tribolazioni e l'angoscia
del grande peccatore in vita e le
pene dell'inferno.
109. Le quattro dimore dell'Aldilà.
Paradiso, Inferno, Purgatorio e Limbo.
110. Dio vuole la circoncisione dei
cuori e di fronte ai ministri boriosi
che ostentano sapienza prende dei 'laici' che - pur essendo
umili ed ignoranti - diventano 'sapienti' per ispirazione diretta di Dio che li
istruisce.
111. Tutti gli uomini peccano perché
non hanno il 'Timor di Dio'.
112.
Prima ancora che Dio creasse, Egli aveva già in mente il Peccato della futura
Umanità e il rimedio per salvarla, appunto il 'Verbo-Dio-Uomo crocifisso': la
vittima sacrificale.
113. E'
per la sua fede in Dio e non per la circoncisione fisica che
Abramo ricevette la promessa di una
discendenza numerosa fra circoncisi ed incirconcisi.
114. Maria S.S., l'Arca dilettissima
di puro oro che ancor ci contiene così come
è da Noi contenuta….
115. La scala ascensionale della
Creazione, la cui perfezione è Gesù
Cristo, l'Uomo-Dio, che unisce in Sé la natura divina e
quella umana.
116. Il mio Essere si estende su
tutto l'Universo. La mia Luce bagna di Sé gli astri, i pianeti, i mari, le
valli, l'erbe, gli animali. La mia Intelligenza corre per tutta la Terra,
istruisce i lontani, dà a tutti un riflesso dell'Alto, educa alla ricerca di
Dio. La mia Carità penetra come il respiro e conquista i cuori.
117.
Porrò il mio Arcobaleno fra le nubi… e mi ricorderò del mio Patto…
[1]
M.V.: 'Lezioni sull'Epistola di Paolo ai Romani' - 11.01.48 - Centro Ed.
Valtortiano
[2]
Rm 2, 2-8: 1 Tu dunque, o
uomo, chiunque tu sia, ti rendi inescusabile, perché nel giudicare gli altri
condanni te stesso, facendo le medesime cose che tu condanni. Ciascuno sarà
giudicato secondo le opere 2
Or noi sappiamo che il giudizio di Dio contro coloro che fanno tali cose è
secondo verità. 3 E tu, o uomo che giudichi quelli che fanno tali
cose e le fai, credi forse di sfuggire al giudizio di Dio? 4 Ovvero
disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza, della sua
tolleranza? E non sai che la bontà di Dio t’invita a penitenza? 5 Ma
tu, colla tua durezza e col cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira pel
giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, 6
che renderà a ciascuno secondo le opere: 7 a quelli che, perseveranti nel bene,
cercano la gloria, l’onore e l’immortalità, la vita eterna; 8 a quelli che,
ostinati, non dànno retta alla verità, ma obbediscono all’ingiustizia, ira e
indignazione.