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> 099. Pentecoste. La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo su Maria SS. e sugli Apostoli.

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Pubblicato da in Articoli di Guido Landolina ·
Tags: PENSIERI A VOCE ALTA

 

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DI GUIDO LANDOLINA
Commenti di Guido Landolina alle
LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI
scritte dalla mistica  Maria Valtorta sotto dettatura dello Spirito Santo
(pubblicazione il sabato o la domenica)
(5 di 23)
CENTENARIO FATIMA 13 MAGGIO 1917-13 MAGGIO 2017
099. Pentecoste. La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo su Maria SS. e sugli Apostoli.
Faccio seguito al mio precedente
098. Paolo: ebreo, israelita, ardente nelle pratiche mosaiche e farisaiche, fanatico, intransigente sino all'ingiustizia…
precisando che le ‘Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani’, Opera dettata dallo Spirito Santo alla grande mistica moderna Maria Valtorta, non sono un testo di facile lettura.
Semplici ma – nella loro profondità - complesse nello stesso tempo, le sono state dettate in un linguaggio ricco di sfumature ma letterariamente agevole a comprendersi, pur nella sua ricchezza espositiva. Sono dunque lezioni accessibili a tutti ma - anche se potrebbe sembrare contraddittorio, potrebbero riuscire difficili per molti. Esse richiedono infatti attenta lettura, sovente rilettura, in ogni caso riflessione, anzi meditazione.
Infine richiedono anche una sintesi nella quale - il ricco e sofisticato linguaggio utilizzato per noi dallo Spirito Santo anche per farci intendere l'origine soprannaturale dello scritto, come pure  le sue sfumature - vengono da me ridotti all'essenziale.
L’essenziale non delle ‘lezioni’ – che hanno contenuti di ben maggiore ampiezza e molteplicità di argomenti - ma di quanto da me considerato funzionale ai fini del relativamente sintetico lavoro che mi sono prefisso di svolgere: quello di metter in evidenza una parte, dico solo una piccola parte, dei preziosi insegnamenti sapienziali delle ‘Lezioni’.
Come fare però a tradure in ‘parole povere’ concetti e linguaggio così elevati senza perdere troppo lo ‘spirito’ del testo originale?
Da qui la mia scelta dell'utilizzo delle ‘parafrasi’[1], vale a dire di un espediente letterario che mi ha permesso di ritradurre il 'senso' del testo valtortiano con le stesse parole, ma nello stesso tempo diverse quanto all’esposizione, in ogni caso con lo stesso senso, rendendo in tal modo i concetti in maniera più lineare, più immediata, più facile alla comprensione da parte di chi – pur dotato di buona volontà ed interesse per gli argomenti trattati – non sia portato o non abbia tempo per una riflessione profonda ed una meditazione.
Spero in tal modo di poter rendere un servizio, anche se umile e molto incompleto, ad una miglior conoscenza di quello che è un autentico capolavoro dell’Opera valtortiana che illustra molti dei più misteriosi segreti della Rivelazione ed in particolare anche quelli della Creazione dell'Universo, dell'Uomo, del Peccato originale e di tanti altri ancora.
D'altra parte fu Gesù stesso che durante il suo soggiorno in terra fece sapere agli apostoli che dopo di Lui sarebbe venuto la 'Spirito di verità', il 'Consolatore' che avrebbe fatto comprendere quanto Egli aveva avuto occasione di insegnare loro ma che essi non avevano ancora ben compreso.
Quest'Opera della mistica è davvero un capolavoro, per cui l’unico mio consiglio è quello di leggere questi miei Pensieri tenendo però possibilmente a portata di mano per i debiti confronti sia l'Epistola 'canonica' di San Paolo sia il testo valtortiano che ne illustra importanti aspetti.
Dopo aver letto un mio 'Pensiero', confrontandolo con la successiva lettura del testo valtortiano dal quale ha preso spunto, si potranno apprezzare i contenuti sapienziali ai quali ho sopra accennato e che fanno dire a chi non sia prevenuto: ‘Questa è veramente un’Opera dello Spirito Santo…!!!’, come aveva sintetizzato il Beato padre Gabriele Maria Allegra che aveva letto e studiato l'Opera, facendogli esclamare entusiasticamente quel suo ' digitus Dei est hic!'
E’ un’Opera che dunque - con le sue spiegazioni razionali e non 'dogmatiche' - riconcilia con Dio chi ne fosse o se ne sentisse lontano, è un’Opera che rafforza la Fede in chi si sforza di starGli vicino.
Ma cosa sappiamo noi dello Spirito Santo? Conosciamo, attraverso i Vangeli, il Verbo incarnato e fattosi Uomo.
Anche se Purissimo Spirito conosciamo indirettamente il Padre, perché è lo stesso Gesù che nel Vangelo ha detto ai suoi apostoli: ‘Chi conosce Me conosce anche il Padre.
Ma lo Spirito Santo? Cosa dice la Sacra Bibbia?
Gesù era stato nei Vangeli quasi laconico, limitandosi a preannunciarne chiamandolo come sopra già detto il Consolatore, lo Spirito di Verità.
Il racconto dei Vangeli dei tre sinottici, Matteo, Marco e Luca, è terminato con l’Ascensione.  
Ma è solo dopo la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo che si può parlare di effettiva conclusione del ciclo messianico e dell’avvio del nuovo ciclo.
Non vi é però cenno – nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca – al racconto delle modalità della discesa pentecostale dello Spirito Santo, mentre è proprio quest’ultimo evangelista che colma successivamente la ‘lacuna’ parlandone all’inizio dei suoi ‘Atti degli Apostoli’, una sorta di continuazione del suo Vangelo:[2]
Luca
Atti degli apostoli:
1, 12-14:
Allora se ne ritornarono a Gerusalemme dal monte detto Oliveto, distante da Gerusalemme come il percorso di un sabato. Appena giunti, salirono nel cenacolo dove di consueto si trattenevano.
Erano: Pietro, Giovanni, Giacomo, Andrea, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Matteo, Giacomo, figlio di Alfeo, Simone lo zelote  e Giuda, fratello di Giacomo.
Tutti questi perseveravano uniti nella preghiera con alcune donne e con Maria, madre di Gesù, e i parenti di lui.
1,15-22:
In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone unite era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si adempisse quanto lo Spirito Santo nella Scrittura ha predetto per bocca di Davide riguardo a Giuda, il quale si fece guida di coloro che catturarono Gesù.
Egli era annoverato fra noi ed era parte del nostro ministero.
Quest’uomo acquistò un campo col prezzo del suo delitto, poi si impiccò, e cadendo a capofitto, il suo corpo si squarciò nel mezzo e si sparsero tutte le sue viscere. Il fatto è divenuto noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che nella loro lingua chiamarono quel campo Acèldama, cioè campo del sangue. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi: ‘La sua dimora diventi deserta e non ci sia chi abiti in essa’. E: ‘Il suo ufficio l’occupi un altro’. E’ necessario dunque che fra gli uomini che sono stati in nostra compagnia nel tempo in cui il Signore Gesù visse con noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui ci fu tolto in cielo, ce ne sia uno che divenga con noi testimonio della sua resurrezione».
1, 23-26:
Ne presentarono due: Giuseppe, chiamato Bar-Sàbba, il quale era soprannominato Giusto, e Mattia; poi pregarono così: «Signore, tu che conosci i cuori di tutti, mostra quale di questi due hai scelto per assumere l’ufficio di questo ministero e di questo apostolato, dal quale prevaricò Giuda per andare al posto suo». Poi tirarono la sorte e la sorte cadde su Mattia, che fu aggregato agli undici Apostoli.
2, 1-13:
Venuto poi il giorno di Pentecoste, si trovavano tutti insieme nel medesimo luogo.
All’improvviso scese dal Cielo un suono come di una violenta raffica di vento e riempì tutta la casa dove erano riuniti. Apparvero dunque ad essi come delle lingue di fuocoseparate e si posarono sopra ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e incominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo Spirito Santo dava ad essi di esprimersi. C’erano allora in Gerusalemme dei pii Giudei, venuti da tutte le nazioni che sono sotto il cielo. All’udire quel suono, si radunò tutta la moltitudine e rimase stupefatta, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua.
Ammirati e stupiti, dicevano: «Questi uomini che parlano non sono tutti Galilei? E come mai noi li sentiamo parlare ciascuno nella nostra lingua natia? Parti, Medi. Elamìti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e dei paesi della Libia, che è intorno a Cirène, pellegrini romani Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi, li sentiamo annunziare nella propria lingua le grandezze di Dio». Tutti erano stupiti e perplessi e si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa significa questo?». C’era anche chi li scherniva dicendo: «Sono pieni di vino nuovo».
^^^^^^


Con il suicidio di Giuda, il traditore deicida, gli apostoli erano rimasti in undici, bisognava dunque reintegrare il posto per completare il gruppo dei ‘dodici’, numero ‘perfetto’, numero anche delle dodici tribù di Israele.
L’onore di diventare apostolo era davvero grande, ma i discepoli potenziali ‘candidati’ dovevano probabilmente ritenere di essere indegni di tale onore, anche se sospetto che fossero ‘scaramanticamente’ preoccupati di andare ad occupare proprio il posto del Traditore.
Gli apostoli individuano dunque un paio di candidati ma - nel dubbio di chi fosse il più adatto a ricoprire quel ruolo - decidono di giocarsela ‘a sorte’, cioè ai dadi.
Non voleva certo essere una cosa irriverente, ma era come dire che affidavano la scelta del dodicesimo apostolo al giudizio di Dio, o più precisamente all’ispirazione delloSpirito Santo.
E la ‘buona sorte’, cioè la Provvidenza, cioè lo Spirito Santo, indica Mattia, che probabilmente deve poi essere finito martire, come tutti gli altri apostoli tranne Giovanni che subì anche lui prigionìa e persecuzioni ma che – premesso che vivere troppo a lungo con prigionie e persecuzioni potrebbe essere un martirio ancora peggiore - sembra sia poi morto di vecchiaia, centenario.
Gli apostoli, tornati nuovamente in numero di dodici, erano dunque tutti riuniti nel Cenacolo che era diventato di fatto la prima Chiesa cristiana.
Con loro c’era anche Maria SS., che – quale Madre del Redentore - aveva il ruolo d’essere anche loro Madre e Guida.
Ecco allora come Maria Valtorta vede in visione e descrive la discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo (i grassetti sono sempre miei):[3]
^^^^
640. La discesa dello Spirito Santo. Fine del ciclo messianico.
27 aprile 1947.
Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo. Non c'è presenza di discepoli, almeno io non sento nulla che mi autorizzi a dire che in altri ambienti della casa siano raccolte delle persone. Ci sono soltanto la presenza e le voci dei Dodici e di Maria Ss., raccolti nella sala della Cena.
Sembra più ampia la stanza, perché le suppellettili, messe diversamente, lasciano libero tutto il centro della stanza e anche due delle pareti. Contro la terza è spinto il tavolone usato per la Cena, e fra esso e il muro, e anche ai due dei lati più stretti del tavolo, sono messi i sedili-lettucci usati nella Cena e lo sgabello usato da Gesù per la lavanda dei piedi. Però non sono, questi lettucci, messi verticalmente alla tavola, come per la Cena, ma parallelamente, di modo che gli apostoli possono stare seduti senza occuparli tutti, pur lasciando un sedile, l'unico messo verticale rispetto alla tavola, tutto per la Vergine benedetta, che è al centro della tavola, al posto che nella Cena occupava Gesù.
La tavola è nuda di tovaglie e stoviglie, nude le credenze, denudati i muri dei loro ornamenti. Solo il lampadario arde al centro, ma con la sola fiamma centrale accesa; l'altro giro di fiammelle che fanno da corolla al bizzarro lampadario sono spente.
Le finestre sono chiuse e sbarrate dalla pesante sbarra di ferro che le traversa. Ma un raggio di sole si infiltra baldanzoso da un forellino e scende come un ago lungo e sottile sino al pavimento, dove mette un occhiolino di sole.
La Vergine, seduta sola sul suo sedile, ha ai lati, sui lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro, alla sinistra Giovanni.
Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d'Alfeo e il Taddeo.
Davanti a Lei, la Madonna ha un cofano largo e basso di legno scuro, chiuso. Maria è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo bianco e sopra questo il lembo del suo manto. Gli altri sono tutti a capo scoperto.
Maria legge lentamente a voce alta. Ma, per la poca luce che giunge sin là, io credo che più che leggere Ella ripeta a memoria le parole scritte sul rotolo che Ella tiene spiegato. Gli altri la seguono in silenzio, meditando. Ogni tanto rispondono se ne è il caso.
Maria ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico. Chissà cosa vede di così capace da accenderle gli occhi, come due stelle chiare, e da arrossarle le guance d'avorio, come se su Lei si riflettesse una fiamma rosata? E’ veramente la mistica Rosa...
Gli apostoli si sporgono in avanti, stando un poco per sbieco, per vederla in viso mentre così dolcemente sorride e legge, e pare la sua voce un canto d'angelo. E Pietro se ne commuove tanto che due lucciconi gli cascano dagli occhi e per un sentiero di rughe, incise ai lati del suo naso, scendono a perdersi nel cespuglio della barba brizzolata. MaGiovanni riflette il sorriso verginale e si accende come Lei di amore, mentre segue col suo sguardo ciò che la Vergine legge sul rotolo e, quando le porge un nuovo rotolo, la guarda e le sorride.
La lettura è finita. Cessa la voce di Maria. Cessa il fruscio delle pergamene svolte e avvolte. Maria si raccoglie in orazione segreta, congiungendo le mani sul petto e appoggiando il capo contro il cofano. Gli apostoli la imitano...
Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell'arpa, che ha del canto umano e della voce di un organo perfetto, risuona improvviso nel silenzio del mattino.
Si avvicina, sempre più armonico e più forte, ed empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e imprime alla casa, alle pareti, alle suppellettili. La fiamma del lampadario, sino allora immobile nella pace della stanza chiusa, palpita come se un vento l'investisse, e le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l'onda di suono soprannaturale che le investe.
Gli apostoli alzano il capo sbigottiti e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che Dio abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni si alzano pronti a fuggire, altri si rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al Signore, altri ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno verso la Purissima che hanno sempre.
Solo Giovanni non si spaventa, perché vede la pace luminosa di gioia che si accentua sul volto di Maria, che alza il capo sorridendo ad una cosa nota a Lei sola e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, e le due ali azzurre del suo manto così aperto si stendono su Pietro e Giovanni, che l'hanno imitata inginocchiandosi.
Ma tutto ciò, che io ho tenuto minuti a descrivere, si è fatto in men di un minuto.
E poi ecco la Luce, il Fuoco, lo Spirito Santo, entrare, con un ultimo fragore melodico, in forma di globo lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o finestra sia mossa, e rimanere librato per un attimo sul capo di Maria, a un tre palmi dalla sua testa, che ora è scoperta, perché Maria, vedendo il Fuoco Paraclito, ha alzato le braccia come per invocarlo e gettato indietro il capo con un grido di gioia, con un sorriso d'amore senza confini. E dopo quell'attimo in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l'Amore è raccolto sulla sua Sposa, il Globo Ss. si scinde in tredici fiamme canore e lucentissime, di una luce che nessun paragone terreno può descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo.
Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fiamma dritta sulla fronte che bacia, ma è una corona che abbraccia e cinge come un serto il capo verginale,incoronando Regina la Figlia, la Madre, la Sposa di Dio, l'incorruttibile Vergine, la Tutta Bella, l'eterna Amata e l'eterna Fanciulla che nulla cosa può avvilire e in nulla, Colei che il dolore aveva invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione, avendo in comune col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza di carni, di sguardi, di vitalità... avendone già un anticipo della bellezza del suo glorioso Corpo assunto al Cielo ad essere il fiore del Paradiso.
Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell'Amata. Quali parole le dirà? Mistero! Il viso benedetto è trasfigurato di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono dalla luce dello Spirito Santo.
Il Fuoco rimane così per qualche tempo... E poi dilegua...
Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che nessun terrestre fiore può sprigionare... Il profumo del Paradiso...
Gli apostoli tornano in loro stessi... Maria resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto, chiude gli occhi, abbassa il capo... Continua il suo colloquio con Dio... insensibile a tutto... Nessuno osa turbarla.
Giovanni, accennandola, dice: «E’ l'altare. E sulla sua gloria si è posata la Gloria del Signore ... ».
«Sì. Non turbiamo la sua gioia. Ma andiamo a predicare il Signore e siano manifeste le sue opere e le sue parole fra i popoli» dice Pietro con soprannaturale impulsività.
«Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me» dice Giacomo d'Alfeo.
«E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le genti».
Escono, come fossero spinti o attratti da un vento o da una forza gagliarda...
^^^^
                                                   

[1] Da Wikipedia:
Parafrasi: La Parafrasi (parola prestata dal greco… e traducibile con riformulazione ) indica la transcodificazione di un testo scritto nella propria lingua ma in un registro linguistico distante (sia esso arcaico, elevato o poetico).
Il processo di parafrasi prevede dunque operazioni come la ricostruzione sintattica, la sostituzione degli arcaismi, l’esplicitazione delle figure retoriche e la riscrittura in prosa del testo poetico.
Possono anche essere operati dei chiarimenti di alcuni punti del testo. Una buona parafrasi include tutti i dettagli e rende il testo originale più semplice da comprendere: dato che il testo risultante è normalmente più ampio del testo di partenza questa operazione si oppone a quella del riassunto
Come necessario effetto collaterale della parafrasi, finisce normalmente sacrificato il profondo rapporto fra significante e significato, tipico della comunicazione letteraria e fulcro dei testi poetici.
Lo scopo della parafrasi è la verifica simultanea sia della comprensione della lingua arcaica, o poetica, che della propria competenza di riformulazione lessicale e sintattica, pertanto la parafrasi è generalmente usata come esercizio scolastico.
Dal manuale di Elio Teone (I d.C.) sappiamo che già in epoca antica la creazione di una parafrasi costituiva uno degli esercizi preparatori (progymnasmata) allo studio della retorica.
La creazione di una parafrasi era usata come esercizio anche nella retorica medioevale: agli studenti veniva richiesto di scrivere parafrasi di poesie del periodo classico.
[2] Nota dell’autore: Si attira l’attenzione sul fatto che nel prosieguo della presente opera, i brani evangelici citati non sono quelli delle edizioni più recenti ma di una Bibbia delle Edizioni Paoline del 1968 nella disponibilità dell’autore e da questi per certi aspetti preferita anche se la traduzione sarebbe talvolta perfettibile rispetto ad Edizioni più moderne che tuttavia sarebbero anch’esse a loro volta perfettibili rispetto alla versione più ‘datata’ qui utilizzata.
Inoltre per le citazioni del testo dell’Epistola di Paolo ai Romani è stato utilizzato come già detto all'inizio l’identico testo di una Bibbia usata negli anni ’40 del secolo scorso da Maria Valtorta, ciò al fine di farlo combaciare con le citazioni della Scrittrice, prescindendo dal considerare l’opportunità di una traduzione più moderna.
[3] Maria Valtorta: ‘L’Evangelo come mi è stato rivelato’ – Vol. X - Cap. 640 – Centro Ed. Valtortiano
  Guido Landolina: “Il Vangelo di Matteo, Marco, Luca e del ‘piccolo Giovanni’ ” – Vol. IV, Cap. 21 – Ed. Segno - (Vedi l’Opera completa scaricabile liberamente anche dal sito internet dell’autore: www.ilcatecumeno.net )



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