VERITAS
Un aiuto per credere e vivere in Dio
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5a Domenica di Quaresima - A
La quinta domenica di Quaresima, l’ultima prima delle Palme, ci anticipa il mistero centrale della fede cristiana: la verità della risurrezione. Le Letture di oggi, infatti, sono molto chiare e consolanti riguardo al terrore della morte. Dice il profeta Ezechiele: "Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò."
Al suono della tromba, quando i tempi saranno compiuti e tutti saranno scomparsi dalla terra, il Signore aprirà le nostre tombe e ci risusciterà. Farà entrare in noi il suo spirito di vita, e le sue parole si realizzeranno come ha promesso. Riconosceremo che il Signore è veritiero e potente, e che nulla è impossibile a Lui.
Per un capovolgimento di valori, la nostra anima ridarà vita al nostro corpo, come un tempo fu il corpo a dare vita alla nostra anima. San Paolo infatti afferma: "Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi."
Ciò che il Signore dice direttamente dalla sua bocca, o indirettamente dalla bocca di un altro, è verità. Perciò dobbiamo credere nella verità che il Signore dice. Dobbiamo credere nella vita oltre la morte e nella risurrezione dei corpi. Non dobbiamo aspettare a morire per credere! perché sarebbe troppo tardi e perderemmo la possibilità di credere per vivere, cioè di ricevere la ricompensa della fede.
La nostra futura risurrezione, infatti, la formiamo già fin d’ora con la nostra fede e la nostra vita. Se avremo creduto e vissuto nel bene, sarà per noi una risurrezione di vita e di gioia. Se invece non avremo creduto e avremo vissuto nel male, sarà per noi una risurrezione di morte e di pianto.
Non bisogna dire, come fanno molti: “Nessuno è mai tornato indietro”, oppure: “Ci sarà davvero l’al di là?”. Gesù, che è risorto, è tornato indietro non tanto per convincerci che l’al di là esiste, poiché chi non vuol credere, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbe persuaso. Gesù è tornato indietro per ricrearci nella fede e confermarci nella sua parola, questa che disse a Marta: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno."
Gesù è risorto dai morti, anche se i morti non sono ancora risorti, anticipandoci il mistero che si compirà alla fine dei tempi, quando Egli aprirà le nostre tombe e ridarà vita alla polvere umana, anche a quella sparsa nel vento o gettata nelle acque. Solo un Dio può fare questo: ridare la vita ad un corpo che non c’è più. Solo un Dio poteva ridare la vita a Lazzaro, già in putrefazione da quattro giorni nel sepolcro.
Egli aspettò così tanto a recarsi da Marta e Maria, angosciate e deluse, specie la prima, proprio per compiere quel miracolo che nessuno avrebbe potuto compiere, né prima, né dopo di Lui, e infondere la fede nei cuori. Qualche profeta, qualche apostolo e qualche santo riuscirono, con l’aiuto di Dio, a ridare la vita ad un morto. Ma nessuno riuscì e mai riuscirà a dare la vita ad un morto già in decomposizione, come l’illustre e amico Lazzaro. Solo Gesù, che era Dio, poté farlo. E lo farà anche per noi, ripetendo la domanda fatta a Marta, ormai rassegnata e incredula: "Credi tu questo?"
Crediamo noi nella risurrezione dei morti? Crediamo noi che un giorno Gesù ritornerà e che griderà su noi a gran voce: “Vieni fuori!”? Molti, infatti dubitano che i morti risorgeranno, pensando che ciò sia impensabile. Eppure Dio parla chiaro. Egli dice tramite il suo profeta: "Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò."
Se a molti sembra impossibile che il Signore possa ridare vita ad un corpo già creato, cosa può loro sembrare se Dio crea dal nulla tutte le cose? È più facile creare dal nulla, o ridare vita ad una cosa già creata? E allora? Perché dubitare? Nulla è impossibile a Dio! Di fronte al mistero della morte, al dolore della separazione e all’orrore del sepolcro, Gesù ci comanda, come a Marta, di credere, di avere fede, di attendere.
Quei quattro giorni di ritardo, che fecero tanto soffrire le care sorelle di Betania, sono un monito anche per noi. Non dobbiamo temere! Forse passeranno quattromila anni, o molti di più, ma questo ritardo nell’adempimento dei divini misteri terminerà, quando Gesù verrà presso di noi, polvere, e griderà a gran voce: “Uomo, vieni fuori!”.
Perciò, anche se il Signore sembra assente e ritardi le sue promesse, dobbiamo credere comunque, come fece soprattutto Maria di Marta, che soffriva ma continuava a credere, nonostante l’evidenza dei fatti, perché Dio vuol provare la nostra fede per darci maggior ricompensa e gioia.
Sì, di fronte alla scomparsa di un nostro caro non si può non piangere: pianse anche il Maestro sulla tomba dell’amico estinto. Pianse, pensando alla miseria umana, a quanta umiliazione è soggetto l’uomo creato per l’immortalità e figlio di Dio. Ma il nostro pianto non deve mai essere un pianto disperato, come quello di chi pensa che tutto sia finito, ma un pianto come quello del salmista che prega dicendo: Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua parola.